Parto naturale:Un video che sta commuovendo il web

Nell’era digitale, la stessa era in cui i rapporti umani si fanno sempre più labili, mentre in Italia e all’estero numerosissime Star, fra cui Kim Kardashian e Carmen Consoli, hanno dato alla luce i loro pargoletti, in attesa, però, della nascita del royal baby, il web, o meglio Facebook, si sta commuovendo per il video che immortala, passo dopo passo, le fasi di un parto naturale.

Cosa c’è di tanto straordinario? Le donne hanno sempre partorito e prima delle grandi cliniche tutte le mamme davano alla luce i propri figli all’interno della loro casa. Eppure nonostante non racconti apparentemente nulla di nuovo, questo video, sta facendo versare copiose lacrime agli utenti che si incantano a guardarlo e che, poi, non potendone farne a meno lo condividono, sul noto social network, invitando amici e parenti a fare altrettanto. Cosa ci sarà, quindi, di così particolare? A colpire di più, oltre alla magia di una nuova vita che viene al mondo, potrebbe essere l’affiatamento della coppia che, nonostante ciò che si vede nei film, rimane unita dal momento della dolorosa attesa fino al momento della nascita.

L’attenzione è tutta puntata sul rapporto d’amore di questa giovane coppia che si sostiene a vicenda e vive, unita, uno dei momenti più belli della vita. Le donne vedono nel protagonista ciò che vorrebbero vedere nel loro partner, la delicatezza con cui il partner assiste la partoriente, infatti, è la prima cosa che porta le telespettatrici alla commozione, ma soprattutto, tutti quelli che guardano il filmato si sentono investiti da una carica di sentimenti che, difficilmente, riescono a contenere. Il telespettatore, cioè, attende insieme alla coppia provando quasi, fino al culmine della catarsi, le ansie, le paure e la gioia dei due protagonisti. Tale spettacolo, per la sua naturalezza e la sua semplicità, arriva, pertanto, dritto al cuore degli utenti che possono ricordare, così, ciò che hanno già vissuto o sognare il fatidico momento e sperare che possa essere uguale.

Complice, poi, la nuova tendenza al parto fai da te che, causa crisi, sta prendendo sempre più piede fra le scelte delle neo mamme, il video è riuscito ad ottenere un grandissimo successo e a spingere sempre più donne, nel momento delle doglie, a chiedere al marito di non portarle di corsa in ospedale, ma a prendere la telecamera e ad assisterle da vicino.


[urbanpost.it]

Sampal, delfino femmina scappa dalla struttura acquatica e si ricongiunge al proprio branco dopo 4 anni


Quatto anni da detenuta e poi, appena riconquistata la libertà, via di corsa verso il "branco" da cui era stata presa. E' la storia di Sampal, delfino femmina costretta in una struttura acquatica della Corea del Sud.
Il cetaceo, dopo essere stato catturato e ridotto negli ultimi tre anni a vivere in una vasca stretta e, per di più, sotterranea dell'Acquario Pacific Land, ha finalmente potuto godere della bellazza del mare. Sampal è riuscita a fuggire attraverso un buco nella rete della struttura di riabilitazione, in cui era stata portata - racconta Quotidiano.net - su decisione dell'Alta Corte coreana, che circa un anno fa aveva disposto la restituzione del cetaceo al suo ambiente, e dove stava seguendo un percorso di riadattamento alla vita in libertà.
Subito dopo la fuga, Sampal è rimasta nei dintorni della struttura ma poi è scappata quando alcune persone hanno cercato di riportarla nel suo recinto. L'Istituto di ricerca sui cetacei ha smentito le voci sulle preoccupazioni legate alla sua salute, perché ha di recente avvistato l'animale ad un centinaio di chilometri di distanza, mentre nuotava con altri 50 esemplari appartenenti al branco in cui era cresciuta.
La cattività di Sampal era iniziata quattro anni fa, quando, dopo essere rimasta impigliata nelle reti dei pescatori, era stata venduta illegalmente all'Acquario Pacific Land per essere addestrata ad eseguire "esercizi" innaturali, ripetitivi e senza alcun rispetto delle sue caratteristiche socio-etologiche.
"Una volta che ne hanno la possibilità, i delfini sanno esattamente cosa fare; quindi non sono affatto sorpreso che Sampal abbia deciso di riconquistare la libertà", ha commentato Ric O' Barry, direttore del Dolphin Project dell'Earth Island Institute, invitato in Corea del Sud per una valutazione sullo stato psico-fisico di questo delfino-eroe.
"Il punto è – aggiunge il direttore scientifico dell'Enpa, Ilari Ferri – che molto spesso i delfini questa possibilità non ce l'hanno. Anche perché le strutture della cattività, nel timore di vedere compromesso il loro business milionario, sono in prima linea nel sostenere che i percorsi di riabilitazione e il successivo rilascio in natura dei delfini sono non solo destinati al fallimento, ma pericolosi per la salute di questi meravigliosi animali".

Cina, risponde all'iPhone 5 e muore folgorata



 Morire per aver risposto a una telefonata. È accaduto in Cina, a nord-ovest nella regione dello Xiniang, giovedì scorso. Secondo quanto riporta il quotidiano Daily Mail, una hostess della China Southern Airlines, la 23enne Ma Ailun (sotto in foto), sarebbe morta in seguito a una forte scossa elettrica ricevuta dal suo iPhone 5 mentre era collegato alla presa di corrente di casa all'arrivo della chiamata. A nulla è valso l'intervento dei medici: trasportata in ospedale dopo essersi accasciata a terra, la giovane donna non ha più ripreso coscienza.

Secondo la sorella della vittima,Ma Ailun- che avrebbe dovuto sposarsi il prossimo 8 agosto - aveva acquistato il suo iPhone 5 in un negozio Apple e il carica batteria utilizzato era quello originale. E ora, sul social network cinese di Weibo, scrive: "Spero che Apple ci dia una spiegazione. Vorrei inoltre mettere in guardia tutti dal fare telefonate mentre il telefonino è in carica".

Apple si è dichiarata "profondamente addolorata nell'apprendere del tragico incidente" e ha avviato un'indagine su quello che al momento risulta essere un caso isolato. "Indagheremo a fondo e collaboreremo con le autorità su questa vicenda", ha fatto sapere in una nota ufficiale l'azienda americana.
 Gli esperti spiegano che è preferibile non utilizzare l’apparecchio telefonico mentre si trova collegato ad una fonte di alimentazione. 

I vantaggi dell'allattamento al seno per la mamma: meno infarti e tumori

L'allattamento al seno non fa bene solo ai neonati. Anche le mamme sono protette da diverse malattie, dal tumore al seno all'ipertensione, con grande giovamento anche per i servizi sanitari nazionali. Lo afferma uno studio dell'Harvard Medical School e dell'università di Pittsburgh pubblicato da Obstetrics and Gynecology.




 Riporta l’utero alle sue dimensioni normali. Allattare stimola il rilascio di ossitocina, che è lo stesso ormone che favorisce le contrazioni uterine al momento del travaglio. Molte mamme riferiscono infatti che nei giorni successivi al parto avvertono contrazioni mentre allattano: è un fenomeno del tutto normale, che fa ritornare più presto l’utero alle sue condizioni originarie.
Riduce il rischio di tumore al seno. E’ scientificamente provato che le donne che hanno allattato al seno riducono il rischio di cancro alla mammella. Il rischio diminuisce quanti più figli si sono allattati e quanto più a lungo è durato l’allattamento.
Riduce il rischio di osteoporosi nella donna in menopausa: le donne che hanno allattato hanno meno rischi di ammalarsi di osteoporosi in età avanzata.
Ti regala una silhouette invidiabile! Allattare esclusivamente al seno consente alla mamma di bruciare ogni giorno circa 6-700 calorie in più e questo significa che, se si segue un’alimentazione equilibrata, nei giro di qualche mese (soprattutto a partire dal sesto) si riesce a recuperare facilmente il peso che si aveva prima della gravidanza. Mentre, nel contempo, il seno aumenta di una-due taglie in più: un ‘miracolo’ che in altri momenti della vista non capita più!
Consente alla mamma una maggiore libertà di movimento. È vero, quando la mamma allatta esclusivamente al seno è lei l’unica fonte di nutrimento del bebè, quindi deve essere sempre disponibile, però vuoi mettere il vantaggio di poterti spostare col bebè ovunque vuoi e ogni volta che vuoi, senza bisogno di biberon, scaldabiberon, sterilizzatore, acqua, formule ecc? Al momento del bisogno, basta trovare un posticino tranquillo ed ecco che le esigenze del bebè sono soddisfatte al 100%: un latte alla giusta temperatura, nella giusta quantità, perfettamente sterile!
Fa bene anche al portafoglio! Il latte materno non costa nulla e procura forte risparmio nella famiglia e nella società, che invece impegna capitali aziendali, energia e materiali per produrre quello artificiale. Senza contare che il latte materno è ecologico e non inquina.
Gratifica da un punto di vista psicologico e aiuta l’empowerment e la fiducia in se stesse: la mamma che allatta sente che sta nutrendo suo figlio, che gli sta dando il meglio che può offrirgli, che gli sta facendo un dono preziosissimo: insomma, si sente ‘mamma a 360°’!
E’ antagonista della depressione post-partum: chi allatta ha meno possibilità di ammalarsi di depressione post-partum in caso fosse soggetta.

Lumache antirughe: dal Giappone l'ultima frontiera della bellezza

L'ultima frontiera della bellezza è una strisciante novità che però è assolutamente naturale. Dal Giappone arriva l'antirughe più strano del mondo. La bava delle lumache è conosciuta perchè ha proprietà emollienti e lenitive e così in una beauty farm a Tokyo mettono le lumache a passeggiare direttamente sulla pelle del viso.

"La bava delle lumache aiuta a rimuovere le cellule vecchie, guarire la pelle da scottature solari e idratarla, abbiamo moltissime richieste di persone che vogliono provare questo trattamento, ma richiede molto tempo e quindi c'è una lunga lista di attesa" sostiene una delle dipendenti del salone di bellezza mentre mette tre lumache sul viso di una cliente.

"Sentire la lumaca che striscia sulla faccia è incredibile, all'inizio è abbastanza strano ma poi è molto rilassante" dice soddisfatta una cliente. Che spera così di cancellare i segni del tempo sul proprio volto
[VIDEO QUOTIDIANO.NET]


Birra artigianale: un settore in ampia crescita

La birra artigianale piace, e pure tanto, quasi più del vino e a parlare sono soprattutto i numeri legati alla produzione in tutta Italia.

Per birra artigianale si intende quella non pastorizzata, ovvero cruda, non filtrata, realizzata senza l`utilizzo di alcun conservante. Parliamo di un modo di vivere e di pensare un prodotto così tanto amato e sperimentato.
Secondo una stima di Assobirra i microbirrifici artigianali costituiscono l’1% della produzione nazionale (pari a 300mila ettolitri), ma la crescita delle birre artigianali italiane viaggia tra il 10 e il 20% all`anno. In due anni circa, dunque, si potrà raggiungere la metà del consumo attuale che oggi si aggira intorno ai 29 litri pro capite. Gli italiani, quindi, cercano sempre di più la qualità in quello che bevono, sopratutto se si parla di birra. Secondo Filippo Terzaghi, direttore di AssoBirra, da qualche anno i birrifici artigianali, dopo aver prodotto in prevalenza birra chiara, stanno reinterpretando il prodotto "all`italiana" utilizzando ingredienti legati al territorio come castagne, farro, erbe aromatiche, spezie della macchia mediterranea.
Tra i birrifici che sperimentano con successo nuove birre c`è la Birreria Baladin, con il suo fondatore Teo Musso che, nel tempo, è diventato un guru del settore: produce birre famose in tutto il mondo (la blanche Isaac in primis), apre locali (come l’elegante Open a Roma) e potenzia quelli storici.
Gestire un birrificio artigianale è una missione che ha come obiettivo quello di divulgare nei pub la cultura della qualità, della birra italiana fatta con ingredienti eccellenti e che non ha nulla da invidiare alle belghe. L`eccellenza italiana, però, non si valuta solo dalle materie prime utilizzate, ma anche dalla fantasia nel ricercare sempre nuovi ingredienti. L’Associazione Birra del Lazio - che riunisce microbirrifici e malterie della regione - ha prodotto La Zia Ale che ha come ingrediente "segreto" il gruyt, ossia una miscela di cicoria, rucola, erbe di campo e timo da utilizzare al posto del luppolo. Nel milanese, invece, si produce la Birra Agricola che va oltre il disciplinare ministeriale che ne assegna la qualifica solo a chi la realizza con un 60% minimo di materia prima coltivata in loco dall’azienda. Qui si arriva al 90% compreso il luppolo.
Ma non è semplice, perchè bisognerebbe essere contadini e birrai allo stesso tempo. E in un periodo come questo, il ritorno alla terra e alla tradizione, sembra prioprio essere la soluzione perfetta.

Il messaggio in bottiglia di una ragazza morta tre anni fa

Sidonie Fery aveva circa dieci anni quando, dalla baia di Great South, al largo di Long Island, gettò in acqua una bottiglia di vetro con dentro un foglietto di carta. Un gesto romantico e innocente di una bambina che sperava di rendere migliore la giornata di qualcuno che, trovando quel messaggio, avrebbe letto la frase “Be excellent to yourself, dude!” (“Trattati bene, amico”). Tre anni fa, quando aveva 18 anni, la ragazza è morta dopo essere caduta da un dirupo in Svizzera, dove si era trasferita per motivi di studio. Gli operai che pulivano la spiaggia nel villaggio di Patchogue, 60 miglia a est di Manhattan, hanno scoperto la bottiglietta e dopo aver trovato il biglietto hanno chiamato il numero di telefono che vi era segnato. «Sono scoppiata a piangere quando ho sentito che l'hanno trovata», ha raccontato la mamma della ragazza, Mimi Fery, che ha risposto al telefono. Questi lavoratori, ha aggiunto, sono stati «molto, molto gentili». La madre ha descritto Sidonie, figlia unica, come un'adolescente creativa e «amante delle poesie che scriveva di continuo». 
(web)



Orange Fiber: Dalle arance una fibra per l'alta moda

Gli abiti d’alta moda possono essere creati utilizzando la fibra delle arance. Parola della fashion designer catanese Adriana Santanocito, che ha realizzato una sua personale linea di vestiti eco-chic per le donne, recuperando dagli scarti della produzione agrumicola una speciale fibra vegetale da impiegare nell’industria dei tessuti fashion.

I nuovi abiti ecologici proposti dalla designer, in particolare, sfruttano la fibra delle arance (battezzata con il nome di ‘Orange Fiber’) che, a sua volta, viene ottenuta grazie ad uno speciale procedimento in grado di estrarre la cellulosa dall'agrume, da utilizzare direttamente per il processo di filatura.

I nuovi abiti d’alta moda femminili, creati con la fibra delle arance, hanno inoltre una caratteristica unica nel loro genere: grazie all’utilizzo delle nanotecnologie infatti, sono stati incorporate delle particolari microcapsule nei nuovi ‘vestiti fruttati’, capaci di rilasciare vitamine A, C ed E a contatto con la pelle. In pratica, mentre si è vestiti, l’abito in fibra d’arancia provvede al benessere e alla cura della persona, integrando ‘epidermicamente’, il fabbisogno quotidiano di vitamine richiesto dal corpo.

Gli abiti ecologici creati con la fibra delle arance, rappresentano quindi, un’altro tentativo di sensibilizzare il mondo della moda alla salvaguardia dell’ambiente nei processi di fabbricazione degli indumenti, sfruttando tecniche di lavorazione non inquinanti, nell'ambito del riciclo e del rispetto delle materie prime. Un progetto, questo, che vuole intervenire, in parte, anche sul delicato tema dell’occupazione in Italia, affidando la realizzazione dei suoi vestiti in fibra d’arancia ad associazioni di donne in difficoltà e persone svantaggiate in cerca di lavoro. Ad oggi, ‘Orange Fiber’ ha già ottenuto importanti riconoscimenti ed è stato selezionato nell’ambito dell’iniziativa ‘Changemakers for Expo Milano 2015’.

Smartphone, le migliori applicazioni per cercare lavoro

Siamo a metà luglio e, solitamente, non è questo il momento migliore dell’anno per cercare un lavoro, visto che molte aziende stanno per prendersi una pausa in vista di agosto. Aspettare fine agosto o inizio settembre, però, potrebbe non essere una buona idea. Meglio muoversi per tempo. Preparare il curriculum, iscriversi ai social network che contano  sono passi fondamentali, ma quel che più conta è monitorare il mercato, cercando di capire quali sono le figure professionali più richieste. Del resto, complice la Rete, il lavoro sta cambiando. Oltre alle solite professioni, ne stanno nascendo altre nuovissime: dal community manager al transmedia Web editor, dal digital PR al content curator, dell’e-Reputation manager al SEO.

Per monitorare il mercato, ma soprattutto per scovare l’offerta che fa al caso vostro, è possibile farsi aiutare dal proprio smartphone. O meglio, da alcune applicazioni che vi aiutano a monitorare le offerte di lavoro. Ecco le cinque migliori

1) Infojobs

Questa app permette di accedere a tutte le offerte del portale InfoJobs.it, il numero uno in Italia. È possibile anche candidarsi alle offerte, aggiungendo una lettera di presentazione: basta usare i dati di login del portale www.infojobs.it




2) Monster.it

La app permette di essere sempre aggiornati sulle ultime offerte, anche grazie a notifiche personalizzate, e di candidarsi. Si può accedere ai propri dati, al CV, alla lettera di presentazione e allo storico delle candidature. È possibile anche sfruttare la geolocalizzazione per cercare offerte nelle vicinanze.



3) Indeed Jobs

Indeed è un motore di ricerca per trovare lavoro, attivo da una decina d’anni. Raccoglie annunci da migliaia di siti, inclusi: bacheche di lavoro, quotidiani, associazioni e pagine d’impiego di compagnie private. Questa app fa lo stesso, in mobilità. Ci si può candidare alle offerte tramite il CV di Indeed. Ottimo per cercare lavoro anche all’estero.


4) Adecco And Jobs – Lavoro

La app di Adecco permette di cercare tra le offerte interinali e non, e di avanzare la propria candidatura direttamente dal cellulare. Permette anche di trovare la filiale più vicina e condividere gli annunci più interessanti con gli amici, sui social network.


5) ClicLavoro

Questa app dà accesso ai contenuti del portale ClicLavoro, realizzato dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali per gestire le offerte di Centri per l’impiego, Agenzie per il lavoro, Informagiovani e così via. Oltre a visualizzare le offerte è possibile candidarsi, grazie alla gestione del proprio CV in una pagina personale.






Snapcat , l'applicazione che permette ai gatti di scattare foto di se stessi


Non solo gli esseri umani sono vanitosi, ed in quanto a vanità, si sa che i gatti non scherzano nemmeno. L’applicazione Snapcat per Android offre una divertente soluzione per stimolare il fotografo che è in ognuno dei nostri gatti. Una volta lanciata l’applicazione, un puntino rosso cercherà di attirare l’attenzione del nostro fedele amico, che così attiverà la fotocamera del telefono per autoscattarsi una fotografia. Dopodiché sarà possibile, utilizzando i tasti del volume, accedere alle funzionalità di editing, dove troveremo integrato il sistema Aviary che ci permetterà di modificare alcune parti della foto per cercare di migliorarla il più possibile. Una volta ottenuto il risultato, si potrà condividere lo scatto anche su EyeEm, Facebook e Twitter.
Snapcat può essere utilizzato anche in una finestra del browser e gli utenti possono scegliere tra quattro diverse icone di mobili tra cui un mouse, una palla di lana, di uccelli e la faccia di un gatto. 


Snapcat per  cellulari Android è disponibile gratuitamente su Google Play

Attraversa la strada senza guardare, prese in pieno le due figlie. Il video shock


Un video scioccante mostra l’attimo esatto in cui una madre attraversa la strada con le sue due figlie, proprio nel momento che sta sopraggiungendo una macchina. Si vedono le due bambine rimbalzare sul cofano dell’auto e atterrare in mezzo alla strada. Sorprendentemente, le bimbe, hanno riportato solo graffi e lividi in questo incredibile incidente che ha avuto luogo in Russia. Il Daily non specifica se l’auto investitrice stesse guidando contromano, comunque sia con due bambini a fianco occorre essere molto attenti prima di attraversare, e poi mai uscire tra due macchine ma cercare le strisce pedonali…..





Il video è stato ripreso da una telecamera montata sul cruscotto della vettura – le dashcams sono molto comuni in Russia per una serie di motivi tra cui le truffe assicurative. Quando la donna attraversa, tutte le auto sono parcheggiate in direzione opposta (molto probabilmente non ha pensato di controllare in entrambe le direzioni prima di attraversare), la si vede  uscire da dietro una macchina parcheggiata accompagnata dalle sue due figlie – una piccolina e l’altra un po’ più grandetta. E’ solo quando la mamma, che indossa una maglia gialla, si gira alla sua sinistra che vede la macchina in arrivo e apre la bocca per gridare con orrore. Ma è troppo tardi - il veicolo prende in pieno le due bambine mentre lei riesce a scansarsi.


E’ questione di attimi, le bimbe volano e cadono poco più avanti, la madre corre verso di loro e prende in braccio la più piccola. L’altra si alza e fa qualche passo, poi sembra avvertire dei dolori alle gambe anche se,  nessuna delle due si è fatta male seriamente.
LEGGILO.NET )

Erik Schlangen, il professore di ingegneria che ha inventato l'asfalto auto-rigenerante

L’asfalto che si ripara da solo e riduce l’inquinamento è l’innovativa soluzione proposta nell’ambito della mobilità sostenibile. Si tratta, in pratica, di un particolare asfaltodrenante per le strade ad alto scorrimento (ossia una miscela di inerti, bitume e polimeri caratterizzata dall'alta porosità), in grado di ridurre l’inquinamento acustico e auto-ripararsi dall’usura del tempo, continuando a scaricare l’acqua piovana di superficie in modo efficace.

Il nuovo asfalto, inventato da Erik Schlangen, professore di ingegneria presso la University of Technology di Delft, in Olanda, è quindi dotato di una longevità e resistenza doppia rispetto alla classica tipologia di manto drenante che, solitamente, proprio a causa della sua elevata porosità, si ossida molto più velocemente rispetto al normale bitume impiegato nelle strade, diventando molto più fragile e rovinandosi con maggiore facilità.

Il nuovo asfalto drenante del prof. Schlangen, in particolare, è stato realizzato aggiungendo al mix di bitume, una piccola quantità di fibre di lana d’acciaio (meno dell’1% del volume totale). Grazie a questo accorgimento, l’auto-riparazione dell’asfalto, in caso di piccole fessurazioni, può quindi avvenire attraverso l’impiego di una speciale piastra ad induzione che riscaldi il manto stradale, in modo da chiudere eventuali crepe, destinate nel tempo ad aumentare e a crescere fino a diventare delle grandi buche, in grado di danneggiare i veicoli e causare gravi incidenti.

Il nuovo asfalto drenante che si ripara da solo, riesce inoltre a prevenire l’eccessivo deterioramento delle carreggiate che, proprio a causa di un percorso troppo dissestato, finisce per determinare delle sollecitazioni ‘dannose’ ed un consumo eccessivo di carburante lungo il tragitto delle auto (con livelli di inquinamento stradale conseguentemente più alti).

Il nuovo asfalto per strade ad alto scorrimento, nonostante sia più costoso di quello tradizionale dovrebbe essere comunque commercializzato in tempi brevi, soprattutto perché in grado di garantire un risparmio (a lungo termine) sui costi di manutenzione del bitume drenante.

Tumori al polmone, prima conferma del legame diretto con l'inquinamento dell'aria

Esiste una stretta relazione tra la qualità dell’aria che respiriamo e l’insorgenza dei tumori del polmone. La prima conferma arriva da una ricerca europea, alla quale ha partecipato anche l’Italia con il team di scienziati dell’Istituto nazionale dei tumori di Milano, i cui risultati sono stati pubblicati sulle pagine della rivista Lancet Oncology. Lo studio, il più grande mai condotto, sia per campione che per estensione geografica, mostra che più alta è la concentrazione di inquinanti nell’aria maggiore è il rischio di sviluppare un tumore al polmone. Inoltre, dalla misurazione delle polveri sottili, l’Italia è risultata essere uno dei paesi europei più inquinati. E si comprende dunque il perché, soltanto nel 2010, si sono registrati 31.051 nuovi casi di tumore polmonare.Inquinamento dell’aria legato all’insorgenza del tumore del polmone - Lo studio, condotto in Svezia, Norvegia, Danimarca, Olanda, Regno Unito, Austria, Spagna, Grecia e Italia, ha preso in esame un totale di 312.944 persone di età compresa tra i 43 e i 73 anni, uomini e donne. In Italia le città interessate dal monitoraggio sono state Torino, Roma e Varese. Tutti i soggetti sono stati reclutati negli anni ’90 e tenuti sotto stretta osservazione per un periodo di circa 13 anni. Per ogni volontario i ricercatori hanno registrato gli spostamenti dal luogo di residenza iniziale e constatato che, dell’intero campione, hanno sviluppato un cancro al polmone 2.095 individui. I casi di tumore sono stati poi analizzati mettendo in relazione l’esposizione all’inquinamento atmosferico delle zone di residenza.

Gli scienziati hanno quantificato in particolar modo l’inquinamento dovuto alle polveri sottili presenti nell’aria (particolato PM 10 e PM 2.5) dovute in gran parte alle emissioni di motori a scoppio, impianti di riscaldamento e alle attività industriali.Il risultato è stato a dir poco allarmante - Per ogni incremento di 10 microgrammi di PM 10 per metro cubo presenti nell’aria aumenta il rischio di tumore al polmone di circa il 22%. Questa sale vertiginosamente al 51% per una particolare tipologia di tumore, l’adenocarcinoma: unico tumore che si sviluppa in un significativo numero di non fumatori, lasciando più spazio a cause non legate al fumo da sigaretta di espletare il loro effetto cancerogeno. In tutti i casi in cui il soggetto osservato non si è mai spostato dal luogo di residenza, ancor più quando la città era caratterizzata da un elevato tasso di inquinamento, il rischio di tumore al polmone raddoppia e triplica quello di adenocarcinoma. “A questo punto - ha commentato Takashi Yorifuji della Okayama University - potremmo dover aggiungere l’inquinamento dell’aria all’elenco degli come elemento cancerogeno, anche alle correnti concentrazioni europee”.Preoccupazione in Italia, abbiamo le città più inquinate dell’Ue - Il risultato della ricerca crea in Italia ancor più preoccupazione che nel resto dell’Europa. Le nostre città, infatti, sono tra quelle più inquinate. In città come Torino e Roma, ad esempio, sono stati rilevati in media rispettivamente 46 e 36 microgrammi al metro cubo di inquinanti PM 10, in confronto a una media europea decisamente più bassa (ad esempio a Oxford 16, a Copenaghen, 17). In Italia, nel 2010, si sono registrati 31.051 nuovi casi di tumore al polmone: il 20% circa di tutte le morti per tumore nel nostro Paese.La ricerca oncologica non si ferma - Intanto nel nostro Paese non si ferma l’impegno dell’Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro (Airc) che, grazie all’impegno collettivo, contribuisce attivamente a rendere il cancro sempre più curabile: negli ultimi anni, infatti, le percentuali di sopravvivenza a cinque anni dalla diagnosi sono arrivate al 61% per le donne e al 52% per gli uomini. Nonostante ciò, ogni giorno, vengono diagnosticati mille nuovi casi di tumore. La ricerca è l’unica soluzione per raggiungere l’obiettivo: sviluppare cure disegnate ad hoc per ogni tipo di tumore. E la crisi economica non sembra fortunatamente colpire questo settore, che riguarda il futuro di ogni cittadino. Nel 2012, infatti, il contributo di oltre 1 milione e 400 mila soci, 20.000 volontari e migliaia di sostenitori ha permesso ad Airc e Firc di destinare alla ricerca sul cancro 100 milioni di euro (il bilancio completo). Uno sforzo imponente, cresciuto nel tempo: nel 2011 erano 99,4 milioni. Con i finanziamenti è aumentato anche il numero dei progetti di ricerca finanziati: nel 2012 ammontano a 596, nel 2011 erano 564.Airc in prima linea nella lotta ai tumori - Con i Programmi speciali, resi possibili dai proventi del 5 per mille, e con i progetti finanziati grazie alle campagne nazionali di raccolta fondi, insieme ad Airc e Firc i cittadini sostengono il lavoro di oltre 4.000 ricercatori attivi nella filiera della ricerca oncologica, dai laboratori di ricerca di base dove avvengono le scoperte, ai laboratori di ricerca di trasferimento in cui vengono vagliate ed elaborate, fino ai laboratori preclinici e poi al letto del paziente, dove approdano non solo nuove cure, ma anche diagnosi e prognosi innovative. “Le centinaia di progetti che finanziamo - ha commentato il presidente di Airc e Firc, Piero Sierra - hanno un respiro pluriennale ed è indispensabile assicurarsi la disponibilità di fondi sufficiente a coprire i progetti approvati. Interrompendoli vanificheremmo gli sforzi intellettuali ed economici fatti fino a quel momento. La liquidità disponibile, temporaneamente investita con criteri di massima prudenza, è garanzia di stabilità della ricerca, per assicurare la continuità necessaria al percorso che porta ai grandi risultati scientifici”.
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