Tumori al polmone, prima conferma del legame diretto con l'inquinamento dell'aria

Esiste una stretta relazione tra la qualità dell’aria che respiriamo e l’insorgenza dei tumori del polmone. La prima conferma arriva da una ricerca europea, alla quale ha partecipato anche l’Italia con il team di scienziati dell’Istituto nazionale dei tumori di Milano, i cui risultati sono stati pubblicati sulle pagine della rivista Lancet Oncology. Lo studio, il più grande mai condotto, sia per campione che per estensione geografica, mostra che più alta è la concentrazione di inquinanti nell’aria maggiore è il rischio di sviluppare un tumore al polmone. Inoltre, dalla misurazione delle polveri sottili, l’Italia è risultata essere uno dei paesi europei più inquinati. E si comprende dunque il perché, soltanto nel 2010, si sono registrati 31.051 nuovi casi di tumore polmonare.Inquinamento dell’aria legato all’insorgenza del tumore del polmone - Lo studio, condotto in Svezia, Norvegia, Danimarca, Olanda, Regno Unito, Austria, Spagna, Grecia e Italia, ha preso in esame un totale di 312.944 persone di età compresa tra i 43 e i 73 anni, uomini e donne. In Italia le città interessate dal monitoraggio sono state Torino, Roma e Varese. Tutti i soggetti sono stati reclutati negli anni ’90 e tenuti sotto stretta osservazione per un periodo di circa 13 anni. Per ogni volontario i ricercatori hanno registrato gli spostamenti dal luogo di residenza iniziale e constatato che, dell’intero campione, hanno sviluppato un cancro al polmone 2.095 individui. I casi di tumore sono stati poi analizzati mettendo in relazione l’esposizione all’inquinamento atmosferico delle zone di residenza.

Gli scienziati hanno quantificato in particolar modo l’inquinamento dovuto alle polveri sottili presenti nell’aria (particolato PM 10 e PM 2.5) dovute in gran parte alle emissioni di motori a scoppio, impianti di riscaldamento e alle attività industriali.Il risultato è stato a dir poco allarmante - Per ogni incremento di 10 microgrammi di PM 10 per metro cubo presenti nell’aria aumenta il rischio di tumore al polmone di circa il 22%. Questa sale vertiginosamente al 51% per una particolare tipologia di tumore, l’adenocarcinoma: unico tumore che si sviluppa in un significativo numero di non fumatori, lasciando più spazio a cause non legate al fumo da sigaretta di espletare il loro effetto cancerogeno. In tutti i casi in cui il soggetto osservato non si è mai spostato dal luogo di residenza, ancor più quando la città era caratterizzata da un elevato tasso di inquinamento, il rischio di tumore al polmone raddoppia e triplica quello di adenocarcinoma. “A questo punto - ha commentato Takashi Yorifuji della Okayama University - potremmo dover aggiungere l’inquinamento dell’aria all’elenco degli come elemento cancerogeno, anche alle correnti concentrazioni europee”.Preoccupazione in Italia, abbiamo le città più inquinate dell’Ue - Il risultato della ricerca crea in Italia ancor più preoccupazione che nel resto dell’Europa. Le nostre città, infatti, sono tra quelle più inquinate. In città come Torino e Roma, ad esempio, sono stati rilevati in media rispettivamente 46 e 36 microgrammi al metro cubo di inquinanti PM 10, in confronto a una media europea decisamente più bassa (ad esempio a Oxford 16, a Copenaghen, 17). In Italia, nel 2010, si sono registrati 31.051 nuovi casi di tumore al polmone: il 20% circa di tutte le morti per tumore nel nostro Paese.La ricerca oncologica non si ferma - Intanto nel nostro Paese non si ferma l’impegno dell’Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro (Airc) che, grazie all’impegno collettivo, contribuisce attivamente a rendere il cancro sempre più curabile: negli ultimi anni, infatti, le percentuali di sopravvivenza a cinque anni dalla diagnosi sono arrivate al 61% per le donne e al 52% per gli uomini. Nonostante ciò, ogni giorno, vengono diagnosticati mille nuovi casi di tumore. La ricerca è l’unica soluzione per raggiungere l’obiettivo: sviluppare cure disegnate ad hoc per ogni tipo di tumore. E la crisi economica non sembra fortunatamente colpire questo settore, che riguarda il futuro di ogni cittadino. Nel 2012, infatti, il contributo di oltre 1 milione e 400 mila soci, 20.000 volontari e migliaia di sostenitori ha permesso ad Airc e Firc di destinare alla ricerca sul cancro 100 milioni di euro (il bilancio completo). Uno sforzo imponente, cresciuto nel tempo: nel 2011 erano 99,4 milioni. Con i finanziamenti è aumentato anche il numero dei progetti di ricerca finanziati: nel 2012 ammontano a 596, nel 2011 erano 564.Airc in prima linea nella lotta ai tumori - Con i Programmi speciali, resi possibili dai proventi del 5 per mille, e con i progetti finanziati grazie alle campagne nazionali di raccolta fondi, insieme ad Airc e Firc i cittadini sostengono il lavoro di oltre 4.000 ricercatori attivi nella filiera della ricerca oncologica, dai laboratori di ricerca di base dove avvengono le scoperte, ai laboratori di ricerca di trasferimento in cui vengono vagliate ed elaborate, fino ai laboratori preclinici e poi al letto del paziente, dove approdano non solo nuove cure, ma anche diagnosi e prognosi innovative. “Le centinaia di progetti che finanziamo - ha commentato il presidente di Airc e Firc, Piero Sierra - hanno un respiro pluriennale ed è indispensabile assicurarsi la disponibilità di fondi sufficiente a coprire i progetti approvati. Interrompendoli vanificheremmo gli sforzi intellettuali ed economici fatti fino a quel momento. La liquidità disponibile, temporaneamente investita con criteri di massima prudenza, è garanzia di stabilità della ricerca, per assicurare la continuità necessaria al percorso che porta ai grandi risultati scientifici”.
tiscali.it

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