Birra artigianale: un settore in ampia crescita

La birra artigianale piace, e pure tanto, quasi più del vino e a parlare sono soprattutto i numeri legati alla produzione in tutta Italia.

Per birra artigianale si intende quella non pastorizzata, ovvero cruda, non filtrata, realizzata senza l`utilizzo di alcun conservante. Parliamo di un modo di vivere e di pensare un prodotto così tanto amato e sperimentato.
Secondo una stima di Assobirra i microbirrifici artigianali costituiscono l’1% della produzione nazionale (pari a 300mila ettolitri), ma la crescita delle birre artigianali italiane viaggia tra il 10 e il 20% all`anno. In due anni circa, dunque, si potrà raggiungere la metà del consumo attuale che oggi si aggira intorno ai 29 litri pro capite. Gli italiani, quindi, cercano sempre di più la qualità in quello che bevono, sopratutto se si parla di birra. Secondo Filippo Terzaghi, direttore di AssoBirra, da qualche anno i birrifici artigianali, dopo aver prodotto in prevalenza birra chiara, stanno reinterpretando il prodotto "all`italiana" utilizzando ingredienti legati al territorio come castagne, farro, erbe aromatiche, spezie della macchia mediterranea.
Tra i birrifici che sperimentano con successo nuove birre c`è la Birreria Baladin, con il suo fondatore Teo Musso che, nel tempo, è diventato un guru del settore: produce birre famose in tutto il mondo (la blanche Isaac in primis), apre locali (come l’elegante Open a Roma) e potenzia quelli storici.
Gestire un birrificio artigianale è una missione che ha come obiettivo quello di divulgare nei pub la cultura della qualità, della birra italiana fatta con ingredienti eccellenti e che non ha nulla da invidiare alle belghe. L`eccellenza italiana, però, non si valuta solo dalle materie prime utilizzate, ma anche dalla fantasia nel ricercare sempre nuovi ingredienti. L’Associazione Birra del Lazio - che riunisce microbirrifici e malterie della regione - ha prodotto La Zia Ale che ha come ingrediente "segreto" il gruyt, ossia una miscela di cicoria, rucola, erbe di campo e timo da utilizzare al posto del luppolo. Nel milanese, invece, si produce la Birra Agricola che va oltre il disciplinare ministeriale che ne assegna la qualifica solo a chi la realizza con un 60% minimo di materia prima coltivata in loco dall’azienda. Qui si arriva al 90% compreso il luppolo.
Ma non è semplice, perchè bisognerebbe essere contadini e birrai allo stesso tempo. E in un periodo come questo, il ritorno alla terra e alla tradizione, sembra prioprio essere la soluzione perfetta.

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