Il pozzo del tesoro di Oak Island



Oak Island  è una tranquilla isoletta di 140 acri vicina alla costa ad est della Nuova Scozia (Canada), situata nella baia di Mahone, fin dai tempi dei primi colonizzatori americani sull’isola girano leggende di pirati. Le leggende furono alimentate quando nel 1795 un giovane adolescente, Daniel McGinnis, girovagando per l’isola notò una depressione sul terreno, proprio sotto due alberi che sembravano essere stati tagliati da mano umana per tramutarli in una specie di carrucola. Essendo a conoscenza delle storie raccontate sull’isola che narravano di pirati e tesori nascosti, decise di tornare a casa ad avvertire due suoi amici, John Smith e Anthony Vaughan. I tre giovani scavarono sul posto, spinti anche dal fatto che appena iniziarono a scavare si imbatterono in un lastricato di pietra che sembrava proteggere qualcosa. Continuarono a scavare per alcuni giorni e ad un certo punto, quando raggiunsero una profondità di circa 3 metri, trovarono uno strato di tronchi di quercia, rimossero lo strato di tronchi ma andando ancora pi in profondità ne trovarono altri due, uno a 6 metri e uno a 9 metri.
Visto le numerose difficoltà nello scavare cosi in profondità abbandonarono momentaneamente gli scavi ma si promisero di ritornare…e infatti ritornarono...però solamente 8 anni dopo in compagnia di un ricco uomo d’affari, Simeon Lynds, che incuriosito dalla storia decise di fondare una compagnia (la Onslow Company) con il solo scopo di trovare il presunto tesoro nascosto a Oak Island.

Le prime scoperte importanti

Con i mezzi più adatti forniti da Lynds i tre raggiunsero in fretta i 9 metri che avevano raggiunto 8 anni prima e si spinsero molto oltre. trovarono molte altre cose oltre che a strati di tronchi a intervalli regolari di 3 metri l’uno dall’altro; a 12 metri uno strato di carbone, a 15 metri uno strato di stucco, a 18 metri uno strato di fibre di cocco, ma la cosa più strana la trovarono a 27 metri di profondità, e cioé una lastra di pietra con delle strane incisioni.
Le incisioni nella pietra erano apparentemente una serie di simboli (linee, quadrati, triangoli, etc etc) senza alcun senso, ma sottoponendoli ad uno studio più approfondito da parte di studiosi di simbologia e lingue antiche, si scopri che i simboli sulla pietra erano un messaggio in codice e che se veniva sostituito un simbolo con una lettera ben precisa
, veniva fuori un messaggio che recitava: “quaranta piedi più gi sono sepolti due milioni di sterline”.
Sull’iscrizione si vociferò che era solo un falso, infatti si diceva che era stata fatta apposta da qualcuno che voleva incoraggiare nuovi investitori per la ricerca del tesoro, di certo non può trattarsi di una coincidenza.
Che sia stata un falso oppure no, la pietra incoraggiò il proseguo degli scavi ma poco più gi dello strato in cui venne ritrovata la pietra, la fossa venne inondata di acqua marina con grande stupore di tutti i presenti. Qualche mese dopo venne scavata una nuova fossa parallela ma entrò di nuovo l’acqua e questo scoraggiò le ricerche della Onslow Company che abbandonò definitivamente il progetto.
Un nuovo tentativo
La ricerca del tesoro di Oak Island venne abbandonata per oltre 45 anni fino a quando la Oak Island Association decise di riprendere gli scavi; ricavarono la fossa fino alla profondità da cui iniziava a entrare acqua, poi per impedire all’acqua di entrare fecero due nuove buche, a est e a ovest, per intercettare il canale che dal mare portava alla fossa del tesoro, ma non venne trovato alcun canale.
Non riuscendo a capire come l’acqua entrasse la Oak Island Association decise di tentare di prosciugare la fossa ma quando stavano per riuscire nell’impresa il fondo della fossa del tesoro crollò su se stesso e tutto quello che si trovava al suo interno cadde più in basso di qualche metro.
Molte persone si interrogarono
sul motivo per cui il fondo della fossa sprofondò e soprattutto dove fosse sprofondato, se in qualche canale o in qualche grotta. Diverse compagnie nel corso degli anni provarono a risolvere il mistero senza successo fino a quando nel 1893 entrò in scena la “The Oak Island Treasure Company ”.
Le Trivellazioni e la stanza di Cemento

La compagnia fondata da Fred Blair scopri l’ingresso del tunnel di allagamento a circa 110 piedi di profondità, lo tapparono con delle rocce ma l’acqua continuava ad entrare, decisero poi di far esplodere il tunnel ma l’acqua entrò di nuovo. A quel punto furono scavate nuove fosse parallele qua e la per tutta l’isola per cercare di trovare altri canali senza però alcun successo. Nel frattempo si continuò a trivellare la fossa del tesoro inondata d’acqua, e a 170 piedi di profondità venne scoperta la cosa più importante mai trovata fino ad oggi, Una stanza di cemento con delle pareti di 18 centimetri!!!
Bucato il cemento, dentro alla stanza la trivella prima urtò del legno, poi un vuoto alto parecchi centimetri, fu raggiunto uno strato di metallo soffice, poi quasi 3 piedi di pezzi di metallo, e poi altro metallo soffice.
Grande fu lo stupore degli scopritori della stanza, ma la cosa più strana e probabilmente anche più importante, fu riportata alla luce attaccata alla trivella, infatti da dentro la stanza era rimasto attaccato alla punta un pezzo di pergamena
con delle lettere scritte sopra, ma che erano purtroppo indecifrabili senza tutto il resto della pergamena. La scoperta della stanza alimentò come al solito le speranze dei cercatori di tesori, era un enorme passo avanti, soprattutto per gli oggetti riportati alla luce dalle trivellazioni. A questo punto la Oak Island Treasure Company iniziò a scavare dei tunnel per cercare di raggiungere dall’esterno della fossa la stanza di cemento, ma tutti i tentativi risultarono vani sempre per causa dell’allagamento che continuava a ripresentarsi ogni qual volta si superava una certa profondità. 
Questi scavi per servirono a fare un’altra scoperta molto importante, nel maggio 1989 venne scoperto un secondo tunnel di allagamento presso South Shore Cove. Questo secondo tunnel dimostrò ancora una volta che i progettisti della fossa erano molto ingegnosi, e probabilmente tutto questo fù fatto per proteggere qualcosa di valore, perchè fare un lavoro cosi grande per niente? Le ricerche del tesoro proseguirono per altri 36 anni, nel 1936 Gilbert Hadden, insieme a Fred Blair, iniziò una nuova ricerca sull'isola e lontano dalla fossa scopri un frammento di pietra con delle iscrizioni identiche alla lastra di pietra ritrovata anni prima nella fossa del tesoro. Inoltre allo Smith’s cove trovò anche delle travi di legno che furono usate probabilmente dai costruttori originali della fossa.
Strani oggetti in profondità
Nel corso degli anni emersero dagli scavi qua e la per l’isola, cose a dir poco incredibili che alimentarono ancora di più la convinzione c
he più sotto ci fosse qualcosa. Tra gli oggetti più importanti ritrovati ci sono due anelli d’oro, dei pezzi di bottiglie e i pezzi di pergamena sopracitati, ma oltre a questi sono stati trovati anche altri oggetti di poca rilevanza, come dei chiodi, un pezzo di un barile etc etc… La cosa sorprendente non sono gli oggetti in se, ma la profondità a cui sono stati trovati, infatti ricordiamoci che dopo l’allagamento della fossa tutto quello che è stato ritrovato proviene da trivellazioni a oltre 110 piedi di profondità.
[Foto: Le forbici]Il ritrovamento di oggetti cosi
interessanti attirò un nuovi cercatori, nel 1938 entrò in scena Erwin Hamilton, che ricominciò a trivellare i pozzi pr
ecedentemente abbandonati dagli altri cacciatori di tesori. Il ritrovamento più importante fatto da Hamilton furono delle schegge di quercia a -54 metri sotto uno strato di calcare naturale, cosa pi impossibile che strana, il mistero si infitti ancora…
Nel 1959 Bob Restall scopri una roccia con scritto 1704 vicino allo smith’s cove, ma durante uno scavo perse i sensi e cadde nella fossa, il figlio e due operai si gettarono per salvarlo ma tutti e quattro persero tragicamente la vita.
Successivamente nel 1965 Bob Dunfield cercò di risolvere la situazione usando dei mezzi più moderni come bulldozer e gru per bloccare i flussi di acqua nei tunnel di allagamento, non riusci nel suo intento ma scopri che sotto l’isola c’era una caverna di calcare naturale.
Oggi a Oak Island, la Triton Alliance
Dopo tutte queste peripezie siamo arrivati ai giorni d’oggi e Oak Island è rimasta un mistero. Dagli anni 70 se ne sta occupando la Triton Alliance, capitanata inizialmente da Daniel Blankenship che con mezzi più moderni ha fatto numerose scoperte e ritrovamenti.
Durante scavi qua e la per l’isola, ritrovò: un paio di forbici, un cuore di pietra, dei tronchi con incisi dei numeri romani risalenti a 250 anni fa, un paio di scarpe di pelle e un paio di strutture in legno tenute insieme da delle fascette di metallo e dei chiodi. Incuriosita da tutte queste scoperte la Triton commissionò ad uno studio di geologi una costosissim
a perizia sull’isola, il risultato dello studio geologico non fù mai reso pubblico ma fatto stà che dopo questo studio la Società investi più soldi che mai nel progetto.
Nel 1976 la Triton diede il via al progetto più ambizioso mai realizzato a Oak Island, il progetto fù chiamato “Borehole 10-X”, e consisteva nel conficcare letteralmente nel terreno un grande tubo di acciaio lungo pi di 70 metri, vicino alla fossa del tesoro. Questo servi a raggiungere delle cavità naturali al disotto dell’isola, che probabilmente la Triton si aspettava già di trovare per via dello studio geologico, fu calata una telecamera all’interno del tubo e delle immagini a dir poco fantastiche vennero riprese nelle cavità sotterranee. Si poteva vedere distintamente una mano amputata che galleggiava nell'acqua insieme a tre casse di legno e altri strumenti, più tardi fu visto anche un corpo umano!
Viste le immagini inviarono giù dei sub ma che non ebbero successo viste le forti correnti presenti nelle cavità. Prima che i sub finirono di esplorare le cavit la Borehole 10-X croll su se stessa quasi uccidendo Blankship che si salv per miracolo.
Attualmente i misteri di Oak Island sono ancora celati nelle sue cavità sotterranee, la Triton sull’orlo del fallimento sta chiedendo al governo canadese dei fondi per continuare gli scavi ed ha in progetto di costruire un tunnel di cemento armato per raggiungere le grotte scoperte con il progetto Borehole 10-X.
Il mistero continua
Forse non si saprà mai quale sia il tesoro di Oak Island, e forse neanche il tentativo con il tubo di cemento armato avrà successo, questo non lo potremo mai sapere fin quando la Triton non porterà a termine il suo progetto. Molte ipotesi nel corso degli anni sono state fatte sul tesoro, dalle più pessimistiche che pensano che non esista alcun tesoro, fino alle pi fantasiose che attribuiscono la realizzazione della fossa addirittura ai cavalieri templari che raggiunte le coste americane, nascosero il loro tesoro (Santo Graal?) in questa piccola isoletta.
Che ci sia o non ci sia il tesoro, Oak Island sempre un luogo affascinante che attira sempre appassionati di misteri e cercatori di tesori.

Un tenero gattino in cerca di coccole (video)


Ci sono modi e modi per attirare l’attenzione e il gatto del video lo sa bene. L’unico suo obiettivo è quello di farsi coccolare dalla propria padroncina. La ragazza, invece, sta lavorando a computer ed è davvero molto impegnata. Tra un click e l’altro viene però disturbata dal micio che la chiama appoggiando la sua zampetta sul braccio della giovane. La ragazza, intenerita, lo accarezza ogni qualvolta il gatto la cerca, distraendosi dal proprio lavoro. Ma il gatto non è contento di una semplice carezza rubata e continua a disturbarla facendole fare tantissime pause. Un gatto poco altruista che ama essere al centro dell’attenzione anche a scapito degli altri.

Vive per 94 anni con una pallottola in testa



L'incredibile storia di un anziano texano, colpito nel 1917 e morto solo ora, dopo una vita 'normale'


È stato un record che lo ha reso celebre, ma di cui, William Lawlis Pace, avrebbe fatto volentieri a meno: è riuscito a vivere per 94 dei suoi 103 anni con un proiettile in testa. A sparargli era stato per errore il fratello maggiore quando William aveva solo 9 anni .
La posizione della pallottola, troppo vicina al cervello, aveva sempre reso impossibile un intervento.

L’incidente però, benché abbia avuto gravi conseguenze e abbia costretto William a vivere quasi cieco da un occhio e con parte di nervi facciali recisi non gli ha impedito di vivere una vita del tutto normale: si è sposato (sua moglie Onetia è morta nel 2004 dopo un matrimonio durato più di 70 anni), ha avuto dei figli e finché ha potuto ha lavorato come guardiano di un cimitero.

Non solo, ma con buona pace del proiettile che abitava nel suo cranio, fino a quando ne ha avuto le forze ha giocato come ricevitore in una piccola squadra di baseball del Texas,  il suo stato. "Non ha mai avuto dolori - ha detto, dando l'annuncio della morte del padre pochi mesi  fa, il figlio Theron Pace - e non ha mai perso coscienza".


Ereditieri a quattro zampe, una signora lascia 375 mila euro ai pelosi meno fortunati




Cani e gatti del canile comunale di Milano possono dormire sonni tranquilli grazie all'eredità. Questa ed altre donazioni mostrano un nuovo lato pet friendly della città.





Una signora ha lasciato in eredità a un canile ben 375 mila euro, destinandola alla cura di tutti i cani e i gatti ospiti della struttura.

La storia sembra uscita da un film, invece è successa in questi giorni a Milano, una città che nell’ultimo anno si è scoperta generosa e solidale nei confronti degli amici animali, a partire da quelli meno fortunati.
 Nei dodici mesi passati, oltre ai provvedimenti pet friendly del Comune come il libero accesso degli animali negli uffici pubblici e il blog Trovami, ideato per aiutare i cittadini a ritrovare i propri amici smarriti, le donazioni di denaro o di cibo per gli ospiti del Parco Canile sono state diverse e, in alcuni casi, anche molto importanti.
 L’ultima, in ordine di tempo, risale a pochi giorni fa.
Donata Maria Ghezzi, ha lasciato in eredità al Comune ben 375mila euro, disponendo espressamente nel proprio testamento che l’intera cifra fosse destinata al canile/gattile di via Aquila.
 Lo scorso maggio un’altra signora milanese, Cesarina Maccagnan, aveva donato tutto il suo patrimonio al Comune di Milano, devolvendo 60mila euro al Parco Canile.
 Nel dicembre 2011, pochi giorni prima di Natale, era arrivato al Parco Canile un regalo speciale, un furgone carico di pappa per tutti i cani e i gatti ospiti della struttura: scatolette di bocconcini e croccantini per un valore complessivo di duemila euro. Un dono ancora più speciale perché completamente disinteressato, dal momento che l’autrice, ancora una volta una donna, non ha
voluto rendere nota la propria identità.
 Chiara Bisconti, assessora al Benessere e Qualità della vita e delegata dal Sindaco alle Politiche per gli animali ha voluto così ringraziare la generosità di Donata Maria Ghezzi : “Questo gesto nobile e generoso è un vero e proprio atto d’amore non solo verso gli animali ma verso l’intera città: un gesto che fa onore alla memoria di questa nostra cittadina”.

Ora che si avvicina il Natale, chissà che non arrivino altri doni per i cani e gatti meno fortunati.

fonte:gopets.gogreen.virgilio.it

Frutta e verdura: ecco gli alimenti che hanno più pesticidi


Come orientarsi nell'acquisto di frutta e verdura? Quali prodotti sarebbe opportuno preferire "bio"? Ad aiutare i consumatori nelle scelte d'acquisto quotidiane pensa l'Environmental Working Group, associazione senza scopo di lucro che si è occupata di stilare la propria classifica annuale della frutta e degli ortaggi più o meno contaminati dai pesticidi, sulla base di dati raccolti, dopo aver effettuato appositi test, da parte della Food and Drug Administration e del Department of Agriculture degli Stati Uniti.




I test effettuati sui prodotti agroalimentari hanno potuto stabilire la quantità dei residui di pesticidi presenti su di essi al momento del consumo effettivo da parte dei cittadini. La maggiore attenzione al consumo di prodotti privi di contaminanti chimici utilizzati in agricoltura è di recente tornata alla ribalta per via di uno studio pubblicato sulle pagine di Environmental Health Perspectives, che pone in luce come una eccessiva esposizione agli antiparassitari delle donne in gravidanza possa nuocere al nascituro.

L'impatto negativo dei pesticidi sulla salute, spesso in realtà non conosciuto in maniera approfondita nemmeno da parte di coloro che li impiegano nelle proprie coltivazioni, dovrebbe spingerci a compiere delle scelte differenti relativamente alle nostre abitudini di acquisto. Per assicurarsi prodotti privi di pesticidi non è sempre necessario spendere una fortuna. Anche chi dispone di un piccolo giardino o di un semplice terrazzo può provare a coltivare da sé una parte dei propri ortaggi.

Se è vero che il biologico da supermercato continua a risultare piuttosto costoso, è altrettanto vero che per assicurarsi l'acquisto di frutta e di ortaggi certificati "bio" o in ogni caso coltivati senza l'ausilio di sostanze chimiche potenzialmente dannose per la salute, è possibile reperire prodotti genuini e ad un costo decisamente più basso rispetto ai punti vendita della grande distribuzione recandosi direttamente presso le aziende agricole di coltivatori fidati o presso i mercati contadini e a chilometri zero che diano spazio al biologico.

Prendendo come punto di riferimento la lista dei dodici prodotti maggiormente contaminati dai pesticidi, ormai comunemente definita come la "sporca dozzina", si potrebbe iniziare a sostituire i prodotti in cima alla lista con analoghi di provenienza biologica e sicura, in modo da far quadrare il bilancio familiare e di ottenete maggiori garanzie per una buona salute e per una alimentazione migliore. I test finali sono stati effettuati da parte degli esperti sui prodotti lavati e sbucciati. E' infatti nella buccia che si accumulano la maggior parte dei pesticidi, così come la più grande quantità di sostanze benefiche presenti in frutta e ortaggi, di cui consumare quindi anche la scorza esterna, quando è edibile, sempre in riferimento ai prodotti non trattati.

Ecco i 12 alimenti maggiormente contaminati dai pesticidi:

1) Mele

2) Sedano

3) Peperoni

4) Pesche

5) Fragole

6) Pesche nettarine

7) Uva

8) Spinaci

9) Lattuga

10) Cetrioli

11) Mirtilli

12) Patate

E la lista dei 12 prodotti meno contaminati:

1) Cipolla

2) Mais

3) Ananas

4) Avocado

5) Cavolo

6) Piselli dolci

7) Asparagi

8) Mango

9) Melanzana

10) Kiwi

11) Melone cantalupo

12) Patate dolci

    Prodotti cosmetici non testati su animali: una piccola guida


    I prodotti cosmetici non testati su animali rientrano perfettamente in una strategia che mira a soddisfare i principi della sostenibilità ambientale e del rispetto nei confronti dei nostri amici animali. Sono molti i cosmetici green di questo tipo, anche se dobbiamo ricordarci che c’è differenza fra i prodotti non testati in toto sugli animali e quelli che invece vengono testati sull’ultimo passaggio della catena di produzione. Altrettanto importante è distinguere fra i prodotti vegan, che non prevedono l’aggiunta di ingredienti ricavati dal mondo animali, e quelli che invece includono queste sostanze. Si tratta di una differenza fondamentale ed esserne consapevoli è importante, se vogliamo portare avanti uno stile di vita ecosostenibile.


    Test sugli animali per i prodotti cosmetici

    A disciplinare la materia è la direttiva europea 92/32/CEE. Questa legge per ogni nuova sostanza chimica stabilisce dei test di sicurezza basati proprio sugli animali. In particolare i test specifici per i cosmetici prevedono l’uso del coniglio.
    Viene effettuato un test oculare, per verificare l’irritazione dell’occhio, un test cutaneo, per verificare eventuali irritazioni nella pelle, prendendo in considerazione anche la distruzione della pelle stessa.
    La direttiva 93/35/CEE si pone l’obiettivo di eliminare le prove su animali per i prodotti cosmetici, ma ancora oggi non abbiamo una piena applicazione di questa direttiva. Si pensa che la situazione diventerà più stabile a partire dal 2018. E’ da notare comunque che tutti i test sugli animali non sono stati mai convalidati.

    Prodotti cosmetici cruelty-free


    I prodotti cosmetici cruelty-free (non testati sugli animali) in alcuni casi fanno ricorso agli ingredienti animali per la loro composizione. Si tratta di prodotti che riguardano il makeup e l’igiene della persona.
    Appartengono al gruppo dei cosmetici non testati sugli animali (alcuni di questi comunque comprendono ingredienti di origine animale) i prodotti Argital, Artha, Athena’s, Biofficina Toscana, Bottega Verde, Camorak, Cibe, Cinzia Zucchi Cosmetici, Coop, D’Aymons Naturalerbe, Derbe, Dr. Taffy, Flora – Primavera, Haway, Hedera Natur, Helan, Indica, I Serafini, La Saponaria, L’erbolario, Logona, Lush, MGA, Montagne Jeunesse, Officina Naturae, Originitalia, Pasticceria da bagno – Drammis closmetici, Pedrini, Pierpaoli, Rebis, Remedia, San.Eco.Vit, Sante, Saponificio Gianasso, Talybe, Tea Natura, The Body Shop, Urtekram, Verdesativa, W.S. Badger.
    Questi prodotti si trovano nei centri di estetica, nelle erboristerie, nelle farmacie, nei supermercati, nei negozi di alimentazione biologica, negli agriturismi bio, nei centri di alimentazione naturale e a volte vengono venduti anche online.
    Bisogna fare attenzione perché non tutte le ditte possono considerarsi cruelty-free, anche se riportano sulle confezioni dei loro prodotti la dicitura “Non testato su animali”. Le vere marche cruelty-free sono quelle che non solo non testano sugli animali il prodotto finito, ma non commissionano test su prodotto finito e ingredienti.

    ECOO.IT

    Storia di Hope, da cavallo maltrattato a campionessa



    Hope un anno fa giaceva quasi morta nel fango e oggi è salita sul gradino più alto del podio di un concorso per cavalli nella categoria “Rescued”, salvati.

    A trasformarla in un esemplare sano e felice sono state le cure di una giovane veterinaria, Vikki Fowler, che di fronte alle condizioni in cui versava l’animale non ha potuto far altro che offrirsi di comprarla per portarla via da quell'inferno.

    Ora il suo ex proprietario, Philip Davies, è stato giudicato colpevole di crudeltà nei confronti degli animali per aver maltrattato Hope e altri 17 compagni di sventura: dovrà pagare una multa di ben 86.000 sterline e per il resto della sua vita non potrà più allevare un cavallo.

    Vikki , la veterinaria di 26 anni di Great Herwood, nel Lancashire, artefice del “miracolo”, è stata premiata dall’Ifaw (International Fund for Animal Welfare) nella House of Commons, la camera bassa del parlamento britannico.

    Il salvataggio di Hope e compagni risale a un anno fa, quando vivevano a Edgworth, immersi nel fango, tra i rifiuti, esposti a ogni genere di malattia. Molti di loro erano pesantemente denutriti e alcuni avevano ampie chiazze senza pelo, piaghe aperte e problemi di fegato.

    Vikki era il veterinario di turno quando ricevette la chiamata.
    Appena arrivata rimase sconvolta alla vista delle condizioni dei cavalli e in particolare da quelle di una femmina di due anni, che giaceva riversa nel fango con le zampe impigliate nel filo spinato.

    La prima cosa che ha pensato è che l’animale fosse morto e non ci fosse più nulla da fare, ma una volta sollevato da terra, il cavallo, sebbene debolissimo e in gravissime condizioni, riusciva a stare in piedi. Vikki se ne andò raccomandando al signor Davis di metterla nella stalla, al riparo.
     
    Raccomandazione che non è stata seguita, tanto che il giorno seguente l’animale è collassato di nuovo e sono intervenute la Rspca (Royal Society for the Prevention of Cruelty to Animals) e Vikki. La cavallina era peggiorata rispetto al giorno precedente, ma l’associazione, dopo averla nuovamente tirata fuori dal fango, non voleva sequestrarla perché le sue condizioni non erano abbastanza disperate.

    Vikki ha preso in mano la situazione e si è offerta di comprarla, pagando un animale in fin di vita la bellezza di 1.500 sterline. Ci sono volute 4 ore di lavoro di 6 persone per pulirla e farla stare in piedi senza aiuto.

    La veterinaria era la prima a essere convinta che sarebbe stato necessario abbatterla, tuttavia ha scelto di chiamarla Hope, speranza. E la piccola ha lentamente cominciato a riprendere le forze.

    Ora, dopo un anno di lavoro e infinite cure, è salita sul gradino più alto del podio.

    fonte:gopets.gogreen.virgilio.it