Emicrania,convulsioni e svenimenti causati da un verme che aveva in testa

  Erano sei mesi che un uomo aveva forti emicranie, soffriva di convulsioni e sveniva. I medici hanno scoperto che aveva un verme in testa
Fanno un po’ impressione quando li vediamo strisciare, averne uno in testa lungo ben 15,2 centimetri dev’essere decisamente peggio. Eppure è accaduto ad un uomo di 60 anni. Wang Ming, di Chengdu, in Cina, si è recato dal suo medico dopo che per più di sei mesi continuava ad accusare emicranie dolorose, soffriva di convulsioni e sveniva sovente.Il dottore lo ha mandato in ospedale per sottoporsi ad un esame ai raggi X. Quando gli hanno fatto la lastra, i medici hanno visto un parassita della lunghezza di una biro in agguato sotto il suo cranio. I chirurghi hanno eseguito una operazione di tre ore sul signor Ming al First People’s Hospital di Shuangliu all’inizio di questo mese, per rimuovere la ‘bestiolina’ dalla sua cavità cranica.Quando hanno rimosso il verme, lo hanno messo in un contenitore di acqua e sono rimasti scioccati nello scoprire che si nuotava come se niente fosse successo. Gli esperti credono che l’uomo abbia ingerito il parassita mangiando cibi poco cotti: rane crude, anguille e altri frutti di mare quando era giovane. I parassiti presenti in tali alimenti crudi possono entrare nel sistema umano dopo essere stati mangiati, e così possono crescere. 

Plastic Busters:la barca ecologica acchiappa-plastica

Lo testimoniano i ricercatori dell’Università di Siena, da tempo impegnati nel monitoraggio della salute degli animali e delle acque marine del Mar Mediterraneo, che la plastica sta uccidendo questo mare meraviglioso.
Nello stomaco di una tartaruga sono stati trovati, ad esempio, fino a 143 frammenti di plastiche di tutti i tipi. Dei 3 miliardi di rifiuti che invadono il Mare Nostrum, tra il 70 e l'80% è infatti costituito da plastiche che contaminano la fauna marina e la catena alimentare, fino al pesce che arriva sulle nostre tavole. Una proposta pratica e subito applicabile arriva dall’Università di Siena con il progetto “Plastic Busters”, un’imbarcazione ecologica con ricercatori e strumenti scientifici farà il giro del Mar Mediterraneo, uno dei più contaminati dalla plastica al mondo, per “acchiappare” le plastiche, mappandone la diffusione, studiandone gli effetti sugli animali marini, per progettare come ridurre la presenza di questi rifiuti.  Farà una “fotografia” completa delle macro e microplastiche riversate nel mare nostrum, registrandone le conseguenze nefaste sull’ambiente marino e sulla salute della sua fauna. L'imbarcazione, ideata e progettata da Maria Cristina Fossi del Department of Environment, earth and physical sciences dell'Universita di Siena,è stata presentata, insieme ad altre cinque selezionate nel mondo, il 5 luglio, alla Certosa di Pontignano (Siena), nella giornata conclusiva della conferenza internazionale First Siena Solutions Conference Sustainable Development for the Mediterranean Region, l’evento dedicato alla sostenibilità, promosso nell’ambito della rete ONU Sustainable Development Solutions Network. “Plastic Busters”, progetto presentato dal dipartimento di Scienze fisiche, della terra e dell’ambiente dell’Università di Siena, sotto la direzione della professoressa Maria Cristina Fossi, ha ottenuto l’adesione di 30 enti di ricerca e istituzioni internazionali e si avvale di strumenti di analisi e procedure validate in numerose campagne di monitoraggio sulla salute degli animali marini.
La barca-laboratorio ecosostenibile viaggerà dalla Toscana fino a Gibilterra, poi verso la Tunisia, l’Egitto, la Grecia e, dopo tre mesi di navigazione, risalendo l’Adriatico approderà a Venezia. A bordo, un’équipe internazionale di ricercatori farà il campionamento  delle acque e, attraverso tecniche di autopsia che non comportano danni per gli animali, e sofisticate analisi eco tossicologiche, verrà controllato lo stato di salute delle specie “sentinella”: le balene, gli squali e le tartarughe, gli animali che per eccellenza subiscono i danni dell’inquinamento da plastica. Ricerca, divulgazione al pubblico durante le soste nei porti, creazione di relazioni istituzionali altri importanti obiettivi del progetto “Plastic busters”, che mira a concordare con tutti i Paesi del Mediterraneo strategie concrete per mitigare il grave fenomeno dell’inquinamento da plastica (foto sotto Università di Siena: plastiche isolate dai ricercatori dallo stomaco e dall'intestino di animali marini).


L'ossitocina, ormone dell'amore, causa ansia e paura

L'ossitocina è conosciuta anche come "ormone dell'amore", è considerata un agente di riduzione dello stress ed è coinvolto nei legami amorosi, nella passione, nel desiderio e nel comportamento materno, ma potrebbe influenzare anche emozioni come la paura e l'ansia.

Lo studio che lo dimostra è della Northwestern University di Chicago ed è stato pubblicato su "Nature Neuroscience". Nel nuovo studio gli scienziati hanno mostrato, in un modello animale, che questo ormone potrebbe rinforzare la paura: la maggior parte delle risposte alla paura, passa attraverso una regione del cervello chiamata setto laterale.



Questa parte del cervello possiede anche un grande numero di recettori dell'ossitocina. Gli scienziati hanno scoperto che l'ossitocina rinforza le memorie sociali negative e le ansie sul futuro innescando una molecola di segnalazione, la Erk (extracellular signal regulated kinases) che si attiva per sei ore, dopo l'esperienza sociale negativa.
 La Erk rinforza inoltre le paure stimolando i circuiti cerebrali della paura che in gran parte passano attraverso il setto laterale. Numerosi studi scientifici hanno spiegato quanto sia fondamentale nelle relazioni lunghe e stabili.
 Jelena Radulovic, coordinatrice della ricerca  e docente di Disturbo bipolare alla Northwestern University Feinberg School of Medicine, spiega che capendo il doppio ruolo dell'ossitocina nelle situazioni che portano ansia, in futuro si potrebbero attuare dei trattamenti che aumenteranno i livelli di benessere negli individui e diminuiranno comportamenti e reazioni negative.
 L'ossitocina, nella donna stimolerebbe il parto e l'allattamento al seno al seno, sia negli animali che nell'essere umano, inoltre favorisce i legami familiari e la fiducia tra persone.
L’ossitocina viene prodotta in molteplici situazioni sociali: nel favorire il parto e l’allattamento, durante le dolci interazioni tra persone che si amano, nel preludio dell’atto sessuale e nell’orgasmo sia maschile che femminile.
 Sembra che durante un orgasmo la presenza dell'ormone nel sangue sia presente in una quantità cinque volte superiore rispetto ai livelli normali.
 L’ormone, una volta liberato sprigiona i suoi effetti benefici: regola la temperatura corporea, controlla la pressione sanguigna, alza le difese immunitarie.
Una delle cose più importanti è che l’ossitocina viene sprigionato, fa da "collante", nei legami affettivi che si instaurano tra le persone.
 Quando un genitore prende in braccio suo figlio dolcemente, o quando lo stringe a sé per consolarlo o quando lo aiuta a superare una difficoltà o quando giocano insieme divertendosi o anche quando il genitore ascolta attivamente le preoccupazioni di suo figlio, la produzione di ossitocina è molto alta.
 Secondo uno studio dell'Università di Bonn, renderebbe fidanzati e mariti anche più fedeli. Un gruppo di studiosi del Server autism center for research and treatment at mount Sinai School of Medicine ha infine dimostrato che questo neurotrasmettitore, avrebbe anche una funzione nella memoria e potrebbe rafforzare i ricordi dell'infanzia legati al rapporto con la madre.
mammedomani.it

La tartaruga alligatore che fuma 10 sigarette al giorno (video)

In Cina, vive una tartaruga alligatore nicotina-dipendente, che fuma circa 10 sigarette al giorno. Il custode del rettile racconta che ogni volta che sente il bisogno di una sigaretta inizia ad agitarsi e a lamentarsi. È questa la notizia che sta facendo il giro del web, riportata da numerosi media cinesi.



Ma come fa una tartaruga a diventare dipendente dalle sigarette? Di certo non ha preso il vizio da sola. E qui entra in gioco l'arroganza dell'uomo. Un cuoco del villaggio, soprannominato Tang, spiega come tutto ebbe inizio circa due mesi fa, quando notò che l'animale aveva perso interesse per la sua dieta giornaliera a base di pesce. Dopo aver ispezionato il corpo, trovò un osso di pollo forte infilato nel ventre morbido, che purtroppo si spezzò nel tentativo di estrarlo.
Per Tang l'unico modo di togliere l'osso era di distrarre la tartaruga, così prese la sigaretta accesa che aveva in bocca e gliela diede. Le mascelle scattarono sul filtro e la tartaruga non mollò la presa per ore. La sua idea si rivelò efficace: riuscì a rimuovere l'osso di pollo. Ma poco dopo realizzò di aver causato un problema ancora più grande. Il giorno successivo, Tang si sedette su una sedia vicino alla tartaruga e accese una sigaretta dopo una dura giornata di lavoro. Non appena vide il fumo, il rettile iniziò a far capire che ne voleva una per sé.
Invece di ignorare la richiesta, l'uomo gliela diede, accendendola, per stupido e incosciente divertimento. I due continuarono questa pratica, fino a quando la tartaruga divenne completamente dipendente. Ora, ogni volta che non riceve una sigaretta, inizia a produrre suoni sibilati e sembra che segua il cuoco ovunque vada, strisciandosi su di lui fino a quando non ottiene la nicotina che brama, vittima dell'arroganza degli animali umani.
greenme.it


La casa condivisa dove meno pesi meno paghi

Succede in Giappone. Per ogni chilo perso o guadagnato l'affitto scende o sale di 10 dollari. All'interno dell'abitazione presenti molti stimoli per raggiungere il peso forma, ma anche tentazioni.



zoomin.tv

Frutta e verdura in cambio di rifiuti, l'ecobaratto di Città del Messico

Cosa succede quando una delle più grandi discariche al mondo, in cui confluiscono i rifiuti di una vera e propria megalopoli (e dei suoi dintorni) è costretta a chiudere? La risposta arriva dagli abitanti di Città del Messico il cui fermo della principale discarica locale, nel 2011, ha costretto l’amministrazione ad adottare innovative strategie di gestione razionale dei rifiuti. Con i suoi 375 ettari, il sito di Bordo Poniente gestiva quotidianamente ben 1.430 tonnellate di rifiuti al giorno, un quantitativo enorme per il quale si sono dovute trovare velocemente soluzioni alternative.

La città è stata costretta innanzitutto a fare i conti con una cultura del riciclo praticamente inesistente, nonostante i piani municipali di incrementare la quota di differenziata urbana e di compostaggio, ma soprattutto a trovare un modo pratico per affrontare la montagna di spazzatura abbandonata alla decomposizione, non essendo, la discarica, dotata di alcun trattamento di copertura o precauzione contro il percolato. La prima misura messa in campo per risolvere il problema è stata quella di realizzare un impianto di produzione di biogas; a marzo 2012 il Consejería Jurídica y de Servicios legales di Città del Messico ha lanciato un bando di gara internazionale dedicato alla cattura e l’utilizzo di biogas generato dai rifiuti del sito per il successivo impiego come combustibile in un impianto elettrico da 60 MW.

A fare però davvero la differenza nelle abitudini dei cittadini è stata l’iniziativa voluta dal sindaco Marcelo Ebrard. Dalla scorsa primavera, con una cadenza mensile, la capitale messicana allestisce presso il Parco di Chapultec il Mercado de Trueque o Mercato del baratto. Il principio alla base di questa piazza di scambio è semplice e accattivante: chiunque porti rifiuti ricuperabili, come carta, vetro, plastica o alluminio, riceve in cambio dei “punti verdi”, una moneta creata ad hoc per essere scambiata con prodotti alimentari di aziende agricole locali e biologiche. “Abbiamo comprato ravanelli e ricotta, e abbiamo ancora 40 o 50 pesos da spendere”, spiega Andrea Gutierrez, venuto  al Mercado de Trueque con il figlio per la sua prima volta, e trasportando un carico di giornali e bottiglie di plastica.
I materiali riciclabili, portati al mercato dagli abitanti, sono selezionati e pesati da un esercito di volontari in grembiule e successivamente caricati sui camion per essere consegnati alle società di riciclaggio locale. Un punto a favore dell’ambiente, quindi  e uno alla qualità della vita di Città del Messico. A beneficiare del progetto sono tuttavia gli agricoltori locali a cui l’amministrazione cittadina, di volta in volta, compra tutti i prodotti, pagandoli ad un prezzo superiore rispetto a quello di mercato.

L’idea è stata un vero e proprio successo tra i cittadini, pronti ogni mese a mettersi in fila fin dalle sei del mattino per consegnare sacchi di spazzatura. Un successo, forse, fin troppo inaspettato al punto da non poter sempre accontentare tutti a causa di un numero di partecipanti sempre più alto e la conseguente rapidità con cui terminano i prodotti.  “L’obiettivo è che le persone imparino a separare, metter da parte e dare un valore ai rifiuti che producono“, chiarisce Liliana Balcazar dell’amministrazione municipale spiegando che il programma raccoglie ogni volta oltre le 12 tonnellate di rifiuti. “E’ stato popolare fin dall’inizio”, ha detto Balcazar “ma ora è traboccante”. (rinnovabili.it)




Coca cola life,la famosa bevanda diventa "green"




La Coca Cola diventa green, nel vero senso della parola. L’etichetta verde che rappresenta maggiore rispetto nei confronti della natura da parte dell’azienda apparirà in una nuova linea di prodotti a marchio Coca Cola Life. Ma qual è la differenza con la bibita tradizionale? Attenta alla salute e alla tutela dell’ambiente, nella nuova linea troviamo al posto dello zucchero alcuni dolcificanti naturali a base di stevia. Diffusa in Sud America, ha una dolcezza duecento volte superiore dello zucchero ma è a calorie zero. Secondo i produttori, la nuova versione mantiene il gusto, ma lo fa rispettando il sistema, aiutando i deboli (i coltivatori di stevia) ed i soggetti a rischio sovrappeso: una sua lattina contiene la metà (64) delle calorie della versione tradizionale.

Tuttavia proprio questa caratteristica non è accettata all'unanimità. Per alcuni scienziati, la Coca Cola (anche in versione green) rimane una bevanda ricca di calorie, senza elementi nutritivi, pericolosa per la salute, nonché una delle cause della diffusione dell’obesità, specialmente quella infantile. “Possiamo davvero credere che un nome che evoca salubrità, unito a un tappo e un’etichetta verde, rendano la Coca Cola un prodotto naturale?”, questa la provocazione di Massimiliano Dona, Segretario generale dell’Unione Nazionale Consumatori. E continua: “E a noi sembra solo un’abile strategia di marketing per ottenere più facilmente il favore dei consumatori, perché la Coca Cola Life resta una miscela di sostanze chimiche (naturali o di sintesi) priva di nutrienti per l’organismo“. Secondo Dona la Coca Cola Life non apporta sostanziali benefici dal punto di vista alimentare. Infatti la dose accettabile giornaliera di stevia stabilita dall’EFSA è di 4 mg al giorno per kg di peso corporeo: in pratica una persona che pesa 60 kg non ne dovrebbe ingerire più di 240 mg al giorno con il complesso degli alimenti.