Frutta e verdura in cambio di rifiuti, l'ecobaratto di Città del Messico

Cosa succede quando una delle più grandi discariche al mondo, in cui confluiscono i rifiuti di una vera e propria megalopoli (e dei suoi dintorni) è costretta a chiudere? La risposta arriva dagli abitanti di Città del Messico il cui fermo della principale discarica locale, nel 2011, ha costretto l’amministrazione ad adottare innovative strategie di gestione razionale dei rifiuti. Con i suoi 375 ettari, il sito di Bordo Poniente gestiva quotidianamente ben 1.430 tonnellate di rifiuti al giorno, un quantitativo enorme per il quale si sono dovute trovare velocemente soluzioni alternative.

La città è stata costretta innanzitutto a fare i conti con una cultura del riciclo praticamente inesistente, nonostante i piani municipali di incrementare la quota di differenziata urbana e di compostaggio, ma soprattutto a trovare un modo pratico per affrontare la montagna di spazzatura abbandonata alla decomposizione, non essendo, la discarica, dotata di alcun trattamento di copertura o precauzione contro il percolato. La prima misura messa in campo per risolvere il problema è stata quella di realizzare un impianto di produzione di biogas; a marzo 2012 il Consejería Jurídica y de Servicios legales di Città del Messico ha lanciato un bando di gara internazionale dedicato alla cattura e l’utilizzo di biogas generato dai rifiuti del sito per il successivo impiego come combustibile in un impianto elettrico da 60 MW.

A fare però davvero la differenza nelle abitudini dei cittadini è stata l’iniziativa voluta dal sindaco Marcelo Ebrard. Dalla scorsa primavera, con una cadenza mensile, la capitale messicana allestisce presso il Parco di Chapultec il Mercado de Trueque o Mercato del baratto. Il principio alla base di questa piazza di scambio è semplice e accattivante: chiunque porti rifiuti ricuperabili, come carta, vetro, plastica o alluminio, riceve in cambio dei “punti verdi”, una moneta creata ad hoc per essere scambiata con prodotti alimentari di aziende agricole locali e biologiche. “Abbiamo comprato ravanelli e ricotta, e abbiamo ancora 40 o 50 pesos da spendere”, spiega Andrea Gutierrez, venuto  al Mercado de Trueque con il figlio per la sua prima volta, e trasportando un carico di giornali e bottiglie di plastica.
I materiali riciclabili, portati al mercato dagli abitanti, sono selezionati e pesati da un esercito di volontari in grembiule e successivamente caricati sui camion per essere consegnati alle società di riciclaggio locale. Un punto a favore dell’ambiente, quindi  e uno alla qualità della vita di Città del Messico. A beneficiare del progetto sono tuttavia gli agricoltori locali a cui l’amministrazione cittadina, di volta in volta, compra tutti i prodotti, pagandoli ad un prezzo superiore rispetto a quello di mercato.

L’idea è stata un vero e proprio successo tra i cittadini, pronti ogni mese a mettersi in fila fin dalle sei del mattino per consegnare sacchi di spazzatura. Un successo, forse, fin troppo inaspettato al punto da non poter sempre accontentare tutti a causa di un numero di partecipanti sempre più alto e la conseguente rapidità con cui terminano i prodotti.  “L’obiettivo è che le persone imparino a separare, metter da parte e dare un valore ai rifiuti che producono“, chiarisce Liliana Balcazar dell’amministrazione municipale spiegando che il programma raccoglie ogni volta oltre le 12 tonnellate di rifiuti. “E’ stato popolare fin dall’inizio”, ha detto Balcazar “ma ora è traboccante”. (rinnovabili.it)




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