Moses, l'elefantino orfano che vive con gli umani





 Madre e figlio. Non lo sono per la natura, ma il cuore comanda diversamente. Moses è un piccolo elefante di sette mesi abbandonato nella foresta: era solo e in fin di vita quando è stato ritrovato da "sua madre" e l'equipe della fondazione Jumbo. Il piccolo orfano viene trattato come un figlio da Jenny Webb, proprietaria della Fondazione: tanto da fargli compagnia anche in un grande letto, poco prima di dormire. Lo ha portato a casa sua, dove lo allatta come fosse un figlio e gira per le stanze facendo compagnia ai cani. E quando fa tardi, Jenny e Moses riposano insieme nella loro casa di Lilongwe, Malawi.




Contadino cinese si costruisce da solo una Lamborghini



Il ventottenne Wang Jian, della provincia di Jiangsu, contadino e meccanico si è costruito in casa una copia della prestigiosa Lamborghini Reventon.
lamborghini1Jian ha lavorato sul suo progetto per oltre un anno, con pezzi di recupero ed il telaio di una vecchia Volkswagen, utilizzando come riferimento un modellino in scala della Reventon.
L’auto gli è costata alla fine circa 9.500 dollari, bazzecole rispetto agli 1,3 milioni circa dell’originale (peraltro prodotto in serie limitata). Sfortunatamente, l’auto non gli è stata omologata e non può circolare per strada, e così Jian si deve accontentare di utilizzarla per trasportare il fertilizzante nei campi
         






La lampadina da tavolo che fa risparmiare energia in casa


Quando le tecniche di lavorazione del vetro incontrano l’efficienza dell’illuminazione al LED, possono certamente nascere dei risultati innovativi ed originali. Come nel caso della lampadina “Anais Mela”, dove arte e tecnologia si sono unite per creare un unico prodotto per l’illuminazione della casa. Realizzata e distribuita da Voltolina (storica azienda veneziana specializzata nella lavorazione del vetro e del cristallo), questa lampadina da tavolo a forma di mela, è in grado di conciliare una lunga durata di vita con un alto risparmio energetico, riducendo considerevolmente l’impatto ambientale dell’illuminazione domestica.Dalle forme morbide e armoniose, la lampadina “Anais Mela” costituisce inoltre un  ottimo arredamento per la casa, grazie all’utilizzo di un materiale pregiato come il vetro di Murano, rigorosamente lavorato a mano.In particolare, questa lampadina LED multicolore, si accende, si spegne e cambia colore con un semplice tocco. E per l’alimentazione niente paura: la lampadina si può ricaricare sia attraverso una normale presa elettrica che tramite la porta Usb di un qualsiasi personal computer.
La lampadina a forma di mela, rappresenta senza dubbio un’interessante esempio di creatività “made in Italy” che, con il suo affascinante design, può illuminare piacevolmente qualsiasi ambiente domestico, valorizzando l’arredamento interno di ogni casa.
fonte:ecoseven.net

12 fonti di ferro per i vegani


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Siete vegani?Ultimamente vi sentite più stanchi del solito e avete un colorito pallido, mancanza di respiro, mal di testa, irritabilità ? Potrebbero essere i primi sintomi di un deficit di ferro nel sangue, indispensabile per la sintesi dell’ emoglobina, proteina che trasporta l'ossigeno alle cellule. Niente allarmismi ma occhio alle cause. Salvo motivi più specifici, un'alimentazione povera di ferro, può provocare un tipo di anemia dovuta da carenza di questo elemento  nel sangue.
Solo perché si è scelto di non mangiare carne non significa che il vostro organismo non possa assorbire ferro da altri alimenti. Come rimediare allora senza modificare la dieta vegetariana?
Ecco ben 12 alimenti di origine vegetale con i più alti contenuti di ferro:

  • Spirulina (1 cucchiaino): 5 mg
  • Soia (1 / 2 tazza): 4,4 mg                                           
  • Semi di zucca (28 g): 4.2 mg
  • Quinoa (un etto abbondante): 4 mg
  • ca-pub-0285421974210379.
  • Melassa (1 cucchiaio): 4 mg
  • Concentrato di pomodoro : 3,9 mg
  • Fagioli bianchi (1 / 2 tazza) di 3,9 mg
  • Spinaci (1 / 2 tazza): 3,2 mg
  • Pesche secche (6 metà): 3,1 mg
  • Succo di prugne (due etti e 25 g): 3 mg
  • Lenticchie (un etto abbondante): 3 mg
  • Cioccolato fondente (100g): 17 mg

Altri consigli anti-anemia sono:
Migliorare l'assorbimento del ferro abbinando a questi alimenti quelli con un maggiore contenuto di vitamina C che aiuta l'organismo ad assumere il ferro in modo più completo.
Evitare tè o caffè vicino l'assunzione di cibi ricchi di ferro perché queste bevande contengono dei polifenoli che, legandosi al ferro, ne rendono difficile l'assorbimento.
Curiosità: cucinando i cibi acidi (aceto, vino rosso, limone, succo di lime, salsa di pomodoro) nelle pentole di ghisa aumenta  il contenuto di ferro della cottura finale (causa la reattività del materiale).
Ho dimenticato altri alimenti ricchi di ferro? Per i vegani scrupolosi e non solo, ecco una tabella ancor più approfondita!

Fonte:GreenMe

Love Joule: il primo bar al mondo dove l'autoerotismo femminile non è tabù

 L'autoerotismo femminile resta ancora un grande tabù, ma c'è chi invece ha deciso di sfatalo. A Tokyo, in Giappone, nasce il primo bar dedicato alla masturbazione femminile. Si chiama "Love Joule" e nasce da un'idea di Megumi Nakagawa, proprietaria del locale.
L’entrata è riservata alle sole donne, ma gli uomini saranno ammessi se accompagnati da una persona di sesso opposto.Il bar è totalmente dedicato all'amore e al sesso. Sugli scaffali al posto delle bottiglie sono presenti vibratori e falli di gomma.
“La maggior parte delle persone vede la masturbazione femminile come un atto misterioso o un tabù – spiega la proprietaria del locale Megumi Nakagawa apertosi nel quartiere Shibuya di Tokyo -. Non è un argomento di cui si discute in un bar”. Ma da oggi in poi si potrà fare liberamente…

Ecco perché rischiate di essere denunciati dagli editori di film a luci rosse

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Gli editori americani di film pornografici avrebbero trovato una nuova fonte di guadagno: le cause verso i navigatori di internet.
In pratica, il principio di base è quello legittimo della tutela del copyright: gli editori di pellicole a luci rosse perseguono chi scarica illegalmente i film, o li condivide tramite streaming, per proteggere i propri diritti economici.
Fin qua si tratta di un comportamento legittimo, ma sarebbero numerose gli editori che denunciano utenti sostanzialmente “pescati a caso”, accusandoli di avere scaricato illegalmente materiale a luci rosse (meglio ancora se a contenuto gay o di sesso estremo), offrendogli la possibilità di pagare un migliaio di dollari come “accordo extragiudiziale” per non andare in tribunale.Sarebbero molti gli utenti che, pur non avendo scaricato materiale illegale, accetterebbero il “compromesso”, pur di evitare una causa legale costosa e soprattutto che considerano imbarazzante, poiché non vogliono che il loro nome sia pubblicamente associato alla pornografia

In Scozia un ponte fatto di bottiglie di plastica riciclate


E’ nato in Scozia il primo ponte costruito con bottiglie di plastica. Lungo 30 metri e pesante  45 tonnellate, il ponte sta per essere inaugurato a Peebleesshire, ed è costruito solo di pet, ovvero di bottiglie di plastica riciclate.
Riciclato e a sua volta riciclabile al 100%, il ponte è il primo esempio al mondo di una struttura così grande e così importante costruita con plastica riciclata. A dare vita alla grande opera è stata realizzata dall'azienda gallese Vertech e dai designer delle università di Rutgers e di Cardiff specializzati in architettura sostenibile.
Ponte-rifiuti-bIl ponte costruito con le bottiglie di plastica riciclate è stato costruito in un cantiere per poi essere assemblato sul fiume Tweed, in quattro giorni. Sul ponte possono passare sia pedoni che veicoli e ha il vantaggio di richiedere poca manutenzione dal momento che non ha bisogno di essere ridipinto periodicamente. Il ponte, infatti, non arrugginisce e questa è una caratteristica importante in zone molto piovose.

Donna decide di nutrirsi solo di luce: muore di fame


Una cinquantenne svizzera è morta dopo essersi convinta di poter sopravvivere nutrendosi solo di luce. La donna era rimasta particolarmente  colpita dal film-documentario “Am Anfang war das Licht” (“In principio c’era la luce”), presentato nei cinema svizzeri nel 2010, che raccontava la storia di due uomini che avrebbero vissuto solo di luce e meditazione anziché di cibo, secondo la dottrina del breatharianismo.
La donna ha applicato alla lettera quanto descritto nel film, smettendo di assumere cibo ed acqua. La situazione aveva preoccupato i figli della donna, che la avevano invitata ad abbandonare la “folle” filosofia e a riprendere a mangiare. La donna aveva garantito che avrebbe ripreso a nutrirsi, ma così non è stato, e dopo pochi giorni è morta di fame.
Non è la prima vittima di questa filosofia: ad esempio nel 1999 una donna è morta in Scozia esattamente nello stesso modo. “E’ un suicidio”, ha commentato uno specialista di disordini alimentari. Ma gli esponenti del breatharianismo rifiutano l’accusa: “il problema è che la donna non è entrata nella giusta sintonia con le forze praniche”.

I delfini sono fenomeni della matematica?

I delfini sono ormai considerati come alcune delle creature più intelligenti del pianeta: giocano con la fantasia, improvvisano, hanno dinamiche sociali molto complesse, e non sono esenti da emozioni piuttosto umane.
Una nuova ricerca sembra anche suggerire l'idea che i delfini siano dotati di un'abilità matematica ben superiore a quella in possesso a qualunque altro mammifero sociale intelligente.
L'idea di mettere alla prova l'intelligenza e l'acume dei delfini con la matematica e' stata del ricercatore Tim Leighton della University of Southampton, dopo aver osservato le tecniche di caccia dei delfini mostrate nel documentario "Blue Planet". "Sono immediatamente rimasto affascinato, perchè sapevo che nessun sonar artificiale sarebbe stato in grado di operare in quell'acqua piena di bolle" spiega Leighton.
Una delle tecniche di caccia dei delfini, infatti, consiste nel produrre migliaia di piccole bolle d'aria attorno alla preda, per confonderla e dar modo al resto del branco di attaccarla. Il problema è che le bolle, oltre a confondere l'obiettivo della caccia, dovrebbero anche interferire con il sonar dei delfini, rendendolo quasi completamente inefficace.
"Questi delfini stavano escludendo volontariamente il loro apparato sensoriale più spettacolare durante la caccia, una cosa strana, anche se rimane loro il senso della vista su cui fare affidamento; oppure, sono dotati di un sonar che può fare ciò che i sonar artificiali non possono...forse possiedono qualche abilità straordinaria".
Leighton ed il suo team hanno creato un modello computerizzato basato sulla tecnica di ecolocalizzazione utilizzata dai delfini, ma invece che utilizzare le tecniche standard per interpretare i dati ricevuti, hanno impiegato la matematica non lineare.
Curiosamente, sebbene la matematica coinvolta nel procedimento sia particolarmente complessa anche per un essere umano, questo metodo di analisi dei dati di ritorno del sonar sembra coincidere con quello utilizzato dai delfini per l'ecolocalizzazione.
Il sistema prevede l'invio di diversi impulsi sonar di varia intensità. "In questo modo, se il delfino potesse ricordare l'intensità degli impulsi e incrociare i due segnali, potrebbe rendere il pesce visibile al suo sonar [nonostante le bolle]" spiega Leighton. "E' un sistema per migliorare il rilevamento".
L'ecolocalizzazione non terminerebbe qui. "Le bolle causano falsi allarmi perchè si diffondono su vasta scala, e un delfino non può permettersi di sprecare energia inseguendo falsi bersagli mentre il pesce scappa".
Il secondo passo dell' ecolocalizzazione coinvolgerebbe la sottrazione di un ecosonar dall'altro, pulendo il segnale ricevuto. Il cervello dei delfini, quindi, ottiene un'immagine sonar delle bolle, interpreta il segnale per aggiungere le prede all'immagine, e rimuove le bolle dal quadro così ottenuto.
L'ipotesi di Leighton rimane, per ora, solo un'ipotesi. Per dimostrare che i delfini si servano della matematica non lineare per ecolocalizzare la preda occorre che i segnali emessi da questi mammiferi acquatici rientrino in certi parametri, e ad oggi non esiste alcun dato utile ad ottenere informazioni sull'intensità delle loro emissioni vocali in relazione all'attività sonar.
"Fino a quando non saranno eseguite misurazioni con delfini allo stato brado nel momento in cui cacciano in acque ricche di bolle, queste domande non avranno risposta. Abbiamo mostrato che non è impossibile distinguere il bersaglio in acque piene di bolle utilizzando lo stesso tipo di impulso sonar che usano i delfini".
Questa nuova ipotesi sul funzionamento del sonar dei delfini potrebbe contribuire a migliorare i sonar artificiali utilizzati dall'uomo: si potrebbe dotare i sonar della capacità di rilevare oggetti nascosti dietro ad un muro di pietra, o migliorare sensibilmente le tecniche di rilevamento delle mine marine. "Attualmente, la Marina impiega i delfini, o sommozzatori che devono utilizzare il tatto [e non la vista] in condizioni di scarsa visibilità".
Ricerche precedenti a questa avevano già dimostrato come i delfini fossero in possesso di abilità matematiche per nulla comuni: ad esempio, possono riconoscere e ordinare sequenze numeriche in modo più efficace rispetto ad alcune specie naturalmente portate per la matematica, come gli scimpanzè e i pappagalli.

I delfini sono fenomeni della matematica?

I delfini sono ormai considerati come alcune delle creature più intelligenti del pianeta: giocano con la fantasia, improvvisano, hanno dinamiche sociali molto complesse, e non sono esenti da emozioni piuttosto umane.
Una nuova ricerca sembra anche suggerire l'idea che i delfini siano dotati di un'abilità matematica ben superiore a quella in possesso a qualunque altro mammifero sociale intelligente.
L'idea di mettere alla prova l'intelligenza e l'acume dei delfini con la matematica e' stata del ricercatore Tim Leighton della University of Southampton, dopo aver osservato le tecniche di caccia dei delfini mostrate nel documentario "Blue Planet". "Sono immediatamente rimasto affascinato, perchè sapevo che nessun sonar artificiale sarebbe stato in grado di operare in quell'acqua piena di bolle" spiega Leighton.
Una delle tecniche di caccia dei delfini, infatti, consiste nel produrre migliaia di piccole bolle d'aria attorno alla preda, per confonderla e dar modo al resto del branco di attaccarla. Il problema è che le bolle, oltre a confondere l'obiettivo della caccia, dovrebbero anche interferire con il sonar dei delfini, rendendolo quasi completamente inefficace.
"Questi delfini stavano escludendo volontariamente il loro apparato sensoriale più spettacolare durante la caccia, una cosa strana, anche se rimane loro il senso della vista su cui fare affidamento; oppure, sono dotati di un sonar che può fare ciò che i sonar artificiali non possono...forse possiedono qualche abilità straordinaria".
Leighton ed il suo team hanno creato un modello computerizzato basato sulla tecnica di ecolocalizzazione utilizzata dai delfini, ma invece che utilizzare le tecniche standard per interpretare i dati ricevuti, hanno impiegato la matematica non lineare.
Curiosamente, sebbene la matematica coinvolta nel procedimento sia particolarmente complessa anche per un essere umano, questo metodo di analisi dei dati di ritorno del sonar sembra coincidere con quello utilizzato dai delfini per l'ecolocalizzazione.
Il sistema prevede l'invio di diversi impulsi sonar di varia intensità. "In questo modo, se il delfino potesse ricordare l'intensità degli impulsi e incrociare i due segnali, potrebbe rendere il pesce visibile al suo sonar [nonostante le bolle]" spiega Leighton. "E' un sistema per migliorare il rilevamento".
L'ecolocalizzazione non terminerebbe qui. "Le bolle causano falsi allarmi perchè si diffondono su vasta scala, e un delfino non può permettersi di sprecare energia inseguendo falsi bersagli mentre il pesce scappa".
Il secondo passo dell' ecolocalizzazione coinvolgerebbe la sottrazione di un ecosonar dall'altro, pulendo il segnale ricevuto. Il cervello dei delfini, quindi, ottiene un'immagine sonar delle bolle, interpreta il segnale per aggiungere le prede all'immagine, e rimuove le bolle dal quadro così ottenuto.
L'ipotesi di Leighton rimane, per ora, solo un'ipotesi. Per dimostrare che i delfini si servano della matematica non lineare per ecolocalizzare la preda occorre che i segnali emessi da questi mammiferi acquatici rientrino in certi parametri, e ad oggi non esiste alcun dato utile ad ottenere informazioni sull'intensità delle loro emissioni vocali in relazione all'attività sonar.
"Fino a quando non saranno eseguite misurazioni con delfini allo stato brado nel momento in cui cacciano in acque ricche di bolle, queste domande non avranno risposta. Abbiamo mostrato che non è impossibile distinguere il bersaglio in acque piene di bolle utilizzando lo stesso tipo di impulso sonar che usano i delfini".
Questa nuova ipotesi sul funzionamento del sonar dei delfini potrebbe contribuire a migliorare i sonar artificiali utilizzati dall'uomo: si potrebbe dotare i sonar della capacità di rilevare oggetti nascosti dietro ad un muro di pietra, o migliorare sensibilmente le tecniche di rilevamento delle mine marine. "Attualmente, la Marina impiega i delfini, o sommozzatori che devono utilizzare il tatto [e non la vista] in condizioni di scarsa visibilità".
Ricerche precedenti a questa avevano già dimostrato come i delfini fossero in possesso di abilità matematiche per nulla comuni: ad esempio, possono riconoscere e ordinare sequenze numeriche in modo più efficace rispetto ad alcune specie naturalmente portate per la matematica, come gli scimpanzè e i pappagalli.