I misteri di Koh Tao, l'isola della morte.

L’ultimo caso sospetto è quello della trentenne belga Elise Dallemagne, morta a fine aprile e ritrovata impiccata nella foresta con il corpo sfigurato dai varani.


Gli ultimi istanti di vita di Elise Dellemagne sono tutti in questo fotogramma, una ragazza zaino in spalla che si aggira per l’isola thailandese di Koh Tao, “l’isola della morte“. Il suo corpo ritrovato il 27 aprile nella giungla, divorato dalle lucertole. A rilasciare il fermo immagine la polizia thailandese. Elise cammina a pochi metri da dove è stato ritrovato il cadavere.


 


La polizia conferma che quell’immagine è l’ultimo fotogramma che ritrae Elise in vita a pochi metri dal luogo dove subito dopo verrà ritrovata impiccata. Ma la sua morte oscura riaccende i riflettori sui misteri di Koh Tao, la splendida isola ambita meta turistica per le sue spiagge dorate e i fondali da sogno. Ventuno chilometri quadrati si paradiso tropicale nel Golfo di Thailandia che, ormai, stanno però diventando famosi per le morti misteriose di turisti: dal 2014 sette occidentali, tutti meno che trentenni, sono morti qui in circostanze misteriose. Al punto che i tabloid inglesi – cinque delle sette vittime erano britanniche – hanno soprannominato Koh Tao «death island»: l’isola della morte.


 


Il doppio omicidio del settembre 2014, quando gli inglesi Hannah Witheridge e David Miller furono massacrati di notte sul bagnasciuga, è l’unico delitto «ufficiale».


La «maledizione di Koh Tao» non si è però esaurita lì. Nel gennaio 2014, il corpo dell’inglese Nick Pearson fu recuperato in mare. Un anno dopo, il francese Dimitri Povse venne ritrovato impiccato, e la giovane inglese Christina Annesley morì per un mix di alcol e antibiotici. Nel 2016, il britannico Luke Miller annegò in piscina. E dallo scorso febbraio si sono perse le tracce di una turista russa. Tutto ciò in un contesto molto complesso: indagini poco chiare e versioni della polizia altamente ambigue. L’annegato Pearson? Caduto dagli scogli, anche se il cadavere non aveva fratture. L’impiccato Povse? Suicidio, nonostante avesse le mani legate. È noto che potenti clan locali protetti da influenti politici vicini all’attuale giunta militare controllano l’isola, con la connivenza della polizia.




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