La mossa astuta di Berlusconi.

L'ex Cavaliere consegna le chiavi del partito alla "badante" MariaRosaria Rossi per tutelarsi da una eventuale sconfitta senza precedenti.


La mossa ha il significato di blindarsi prima del voto. Prima cioè che, nelle previsioni di Berlusconi, arrivi una sconfitta senza precedenti. Per questo l’ex premier anticipa la decisione di nominare il suo braccio destro (e sinistro) Maria Rosaria Rossi come amministratore del partito, al posto del dimissionario Sandro Bondi. Sarà lei, la “badante” – così la chiamano i parlamentari di Forza Italia – ad avere potere di firma su atti amministrativi e questioni contabili.


Lei, cioè lui, Berlusconi che così non perderà il controllo sulla linfa vitale del partito. Perché il “controllo” di Forza Italia, della sua organizzazione, dei finanziamenti è la vera posta in gioco della faida annunciata per il minuto dopo in cui chiuderanno le urne. E il blitz sulla Rossi è frutto del timore di perderlo, il controllo. È il modo per sedare una rivolta già in corso. Ecco la fretta di anticipare la nomina inizialmente prevista tra una settimana, convocando un ufficio di presidenza ad hoc in piena campagna elettorale.

Perché stavolta è diverso. Per la prima volta, nonostante Berlusconi stia alzando i toni contro Grillo, ha la sensazione che non solo la rimonta non c’è, ma proprio non scatta la dinamica del “voto utile” a Forza Italia. E per la prima volta l’ex premier non si avvicina a una competizione elettorale da “finalista”. La sfida finale è a due, tra Renzi e Grillo. Berlusconi, come il Milan, è fuori dalla classifica che conta. E da lunedì, su queste premesse, all’ordine del giorno ci sarà inevitabilmente la “rifondazione del centrodestra”. È questo il chiodo fisso di Berlusconi, nonostante la magra consolazione di un pessimo risultato anche per il “traditore” Alfano. Se poi Grillo dovesse arrivare primo nessuno sa cosa possa succedere. Nemmeno Berlusconi che oscilla tra la tentazione di offrire a Renzi un “patto di governo” e quella di mettersi a soffiare sul fuoco puntando alle urne col sistema attuale che, essendo un proporzionale puro, costringerebbe Renzi a trattare con lui dopo il voto.

Ipotesi, suggestioni nell’ora in cui tutto lo stato maggiore, nel corso dell’ufficio di presidenza a palazzo Grazioli, ha toccato con mano l’inesorabile scorrere del tempo. E la differenza tra questa campagna elettorale e le altre. E in questa aria da cupio dissolvi la conta interna pare essere annunciata. Con un pezzo di gruppo dirigente pronto ad aprire le danze su chi comanderà dentro Forza Italia il minuto dopo il voto. E pronto a chiedere un “direttorio”, degli organi dirigenti “veri” dove si discute e si decide. Non è un mistero che Raffaele Fitto sbatterà la valanga di preferenze raccolte al sud (i suoi pronosticano almento quota 200mila) sul tavolo romano per ottenere regole chiare e un riequilibrio nei rapporti interni, soprattutto se le urne confermeranno che Giovanni Toti nel Nord Est “non tira”.

Insomma, un nuovo capitolo della guerra tra cerchio magico e nomenklatura di partito. Berlusconi, nel corso dell’intervista a L’Aria che tira, ha annunciato che non lascerà, nemmeno questa volta. E proprio per “blindarsi” in vista del sisma, ha imposto la Rossi. Una mossa preventiva. Che rischia però di rendere più irrespirabile il clima interno: “Se Berlusconi non apre una riflessione sul gruppo dirigente – dice un azzurro pesante – e vuole fare il partito di Dudù e del cerchio magico, allora liberi tutti”.

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