SENZA L'EURO TORNIAMO AGLI ANNI '30

Tornare alle monete locali vorrebbe dire il fallimento delle convergenze comunitarie. Si tornerebbe ai dazi e ad altre restrizioni alle importazioni. Non credo che si arrivi a tanto. C'è molto pessimismo in giro, ma l'Italia sta decisamente meglio di Spagna e Grecia


La crisi sta raggiungendo livelli di guardia. Si teme un'implosione dell'Euro. Siamo spacciati? O in giro c'è troppo pessimismo?A mio avviso c'è un po' troppo pessimismo in giro. Senza dubbio questo è un momento di gravissima difficoltà sui mercati finanziari, e questa difficoltà dipende dal pensiero che s'è diffuso sulle possibilità per la Spagna, e per l'Italia, di non riuscire a rifinanziare nel brevissimo periodo il debito che è in scadenza. Ciò ovviamente determina il pessimismo che c'è in giro. L'economia reale non va bene, in questo momento, ma non va così male come dicono gli indicatori di borsa e gli indicatori obbligazionari, i btp e lo spread.

Ma Spagna e Italia, che sono messe abbastanza male, sono in realtà così simili dal punto di vista finanziario? Beh, Italia e Spagna, anche se sono accomunate in questa congiuntura, in realtà a mio avviso continuano a giocare in campionati differenti. La Spagna è un Paese che ha subito il colpo di coda molto velenoso della crisi (molto profonda) del mercato immobiliare, che ha messo nei guai le banche che si erano esposte proprio nel settore immobiliare. In parallelo, poi, questa crisi ha avuto immediate ripercussioni sul mercato del lavoro, considerato che in Spagna la disoccupazione è salita rapidamente fino al 20%. Oggi, dunque, la Spagna ha banche e settore immobiliare in grave difficoltà, e un tasso di disoccupazione altissimo. L'Italia, invece, ha una situazione molto diversa da quella spagnola. Il mercato immobiliare, nonostante le difficoltà, ha tenuto bene, le banche italiane sono andate in difficoltà finanziarie non a causa del settore immobiliare ma a causa del fatto che i titoli detenuti dal lato dei loro "attivi" sono titoli diventati insicuri nel corso del tempo. Le banche italiane si sono riempite sempre di più di titoli del debito pubblico italiano e questo ha peggiorato la rischiosità della loro esposizione. Il mercato del lavoro italiano, invece, fa registrare un 10% di tasso di disoccupazione che certamente non è un dato di cui andare particolarmente fieri, ma è comunque la metà di quello spagnolo e di quello greco.

L'effetto domino, il contagio fra paesi, esiste? 

La potenzialità di un effetto domino è reale. Esiste. Ciò deriva da un fattore abbastanza semplice: gli investitori prendono le loro decisioni non in base a quanto succede in un singolo Paese, ma guardando cosa accade in un'area più complessiva, magari continentale. E in questo senso, se peggiorano le notizie che arrivano da alcuni paesi che sono ritenuti problematici, i capitali vengono tirati via da tutti i paesi problematici e non semplicemente da quelli che sono caratterizzati da problemi grossi, come Grecia e Spagna. Di conseguenza anche l'Italia soffre di queste cose. E' vero che l'Italia soffre anche di alcuni problemi propri, e sarebbe stupido negarlo. Ma sicuramente sono problemi diversi da quelli spagnoli e greci. In Italia c'è soprattutto un altissimo debito pubblico che tuttavia ha delle scadenze che non sono a brevissimo termine e che quindi può essere governato in assenza di grandi rivolgimenti importati dall'estero più che motivati dal Paese. 

L'Euro crolla e si torna alle monete locali: è un'ipotesi reale?E' un'ipotesi su cui stanno ragionando tanti investitori. In questo momento possiamo dire che l'Euro è a un bivio. I paesi dell'area Euro hanno capito meglio cosa vuol dire stare dentro un'unione monetaria, e vuol dire mettere in comune molte più cose di quanto si pensasse all'inizio. Quando è nato l'Euro si pensava che sarebbe bastato avere un meccanismo di coordinamento delle politiche fiscali tra paesi, cioè evitare che i debiti pubblici salissero troppo. Poi si è capito che in realtà questi meccanismi così blandi non funzionano tanto bene e adesso la scelta è quella di andare verso un'unione più stringente, con dei meccanismi che vincolano i paesi, in modo più forte che in passato, ad adottare politiche comuni. Se questo non avverrà il rischio di una divisione è un'ipotesi da prendere in considerazione. Sarebbe una via d'uscita con dei costi economici, sociali e politici non indifferenti. Per questo credo che alla fine prevarrà la prima ipotesi. Una divisione dell'Euro non sarebbe semplicemente un ritorno alle monete locali ma più probabilmente una vera e propria interruzione del processo di convergenza ed unione economica dentro all'Europa. Ciò vuol dire che si tornerebbe a dazi o ad altre restrizioni alle importazioni, e ciò sarebbe drammatico. Ci riporterebbe, praticamente, agli anni '30.


di Francesco Daveri 

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