Addio alla prima mamma in vitro

E’ morta il 6 giugno, a Bristol, ma la famiglia lo rende noto solo ora: Lesley Brown si è spenta a 64 anni dopo una breve malattia, in modo silenzioso e senza clamore.

UNA DONNA SCHIVA - Nonostante il titolo di prima mamma della storia ad aver sperimentato la fecondazione in vitro avesse acceso i riflettori su di lei, Lesley non era fatta per la celebrità. Semplicemente desiderava più di ogni altra cosa al mondo la maternità e quando i medici le spiegarono che le tube di Falloppio bloccate le avrebbero impedito la gravidanza, Lesley non si arrese alla natura. Dopo nove anni di tentativi inutili decise, con il marito John, di sottoporsi alle tecniche di procreazione assistita studiate da Robert Edwards, pioniere della fecondazione in provetta che poi nel 2010 avrebbe vinto il Nobel per la medicina. «Mia madre era una persona riservata e molto tranquilla e conobbe la fama per il solo motivo di desiderare ardentemente una famiglia. Ci mancherà terribilmente»: così parla Louise, oggi trentatreenne, prima figlia della provetta, anch’ella divenuta famosa suo malgrado.
E VENNE CHIAMATA LOUISE - Lesley Brown diede alla luce la bambina il 25 luglio 1978, all’Oldham General Hospital, nel Regno Unito. Nel 1977 il professor Bob Edwards compì la storica operazione con il suo assistente Patrick Steptoe (che non ricevette il Nobel perché morì prematuramente), dopo molti anni di studi insieme ai colleghi australiani Alan Trounson e Alex Lopata e l’ovulo già “fertilizzato” dallo sperma fu impiantato nell’utero. Lesley rimase subito incinta e dopo nove mesi esatti nacque, con parto cesareo, Louise Joy Brown. La donna ebbe anni dopo anche una seconda figlia, Natalie, sempre con la tecnica in vitro.
GRAZIE ANCHE A LEI – Come fece notare spesso Lesley, a quel tempo l’intervento per la procreazione assistita era molto più impegnativo di oggi, che pure prevede spesso lunghi trattamenti e continua a essere controverso. Innanzitutto la stessa comunità scientifica ne paventava i rischi, sottolineando le probabilità di morte del nascituro e di malformazioni. Inoltre al tempo l’operazione sollevò fortissime polemiche di natura bioetica da parte degli ambienti più religiosi e in generale dell’opinione pubblica. E soprattutto nel 1977 Lesley Brown era la prima e unica al mondo a testare la fecondazione in vitro dell’ovulo e la cosiddetta Fivet (Fertilizzazione In Vitro con Embryo Transfer) era una tecnica ancora da collaudare. Per questo motivo quella signora della quale ancora oggi tutti parlano con grande commozione dimostrò una fiducia cieca in quei medici e nella scienza in generale. Mike Macamee, della Bourn Hall Clinic di Cambridge, la ricorda così: «Lesley è stata una mamma e una nonna devota e grazie al suo coraggio e alla sua determinazione milioni di donne nel mondo hanno avuto l’opportunità di diventare mamme». Padre di questa tecnica viene considerato anche il dottor Jacques Testart, che nel 1982 in Francia condusse il concepimento di Amandine.

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